Banche popolari, sì all’autoriforma
Investment compact, al via il riassetto delle grandi banche popolari

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Due o tre scenari. Un mix di soluzioni da cui partire per avviare un dialogo fruttuoso con il Governo. Andrà in questa direzione il progetto di autoriforma del settore delle banche popolari che oggi sarà al vaglio dei vertici di Assopopolari.

Nel pomeriggio, nella sede milanese di Bper, la commissione dei tre saggi (formata dagli accademici Angelo Tantazzi, Piergaetano Marchetti e Alberto Quadrio Curzio) presenterà al consiglio d’amministrazione dell’associazione la proposta (o meglio le proposte) di evoluzione della governance per una sua approvazione. Un lavoro a cui il gruppo di esperti nominato dal presidente Ettore Caselli si stava dedicando da qualche settimana, e che ora, di fronte alla mossa a sorpresa del governo, ha subìto una violenta accelerazione.
A quanto risulta, tra gli scenari a cui gli esperti hanno lavorato c’è anche quello della cosiddetta “Spa ibrida”, che prevedendo il superamento del principio del voto capitario contemplerebbe anche l’introduzione di un tetto al diritto di voto ai soci, che risulterebbe fissato al 5 per cento, sul modello di UniCredit.
Se è vero che non viene data per abbandonata l’ipotesi e la difesa ad oltranza del principio di base delle banche popolari, secondo cui una testa vale un voto, è anche vero che dentro al settore si studiano le possibili soluzioni alternative. In questo scenario, in seno all’Associazione oggi emergerà una controproposta con cui attenuare l’impatto di una riforma percepita come troppo “violenta”. Con un tetto al voto, verrebbe ridotta la possibilità di possibili scalate ostili, soprattutto da parte di gruppi stranieri. La proposta della commissione di Assopopolari appare peraltro in linea con uno degli emendamenti a cui lo stesso Pd starebbe lavorando. Per questo potrebbe trovare un consenso anche dentro al Governo. «Aspettiamo di leggere il progetto di autoriforma di Assopopolari; se sarà in una logica di sfida e non solo in una logica conservativa la valuteremo come ispirazione, perchè preferiamo una riforma in un quadro di consenso e non di conflittualità», è stata l’apertura di ieri di Marco Causi, capogruppo Pd in commissione Finanze alla Camera. D’altra parte l’approccio del premier Renzi non sembra lasciare spazio ad enormi margini di manovra. Ieri sera il premier si è detto pronto «anche a mettere la fiducia» sul provvedimento perchè serve a dare «credibilità all’Italia». E ha ricordato che «uno come Bazoli, che non ci risparmia critiche, ha detto che su quelle banche era giusto intervenire». Da parte del capo del Governo sono però arrivate anche parole dure all’indirizzo del settore. «Un insieme di pregiudizi come su questo argomento non lo vedevo da anni – ha detto Renzi alla trasmissione Porta a Porta – Le banche vanno tolte di mano ai signorotti locali, ai soliti noti».
In questo clima, l’intenzione delle banche popolari potrebbe essere comunque quella di cercare la strada del dialogo ed evitare a tutti i costi un muro contro muro, i cui esiti appaiono difficilmente prevedibili. Accanto all’introduzione del tetto al diritto di voto, la Commissione di “saggi” intende peraltro affiancare anche altre misure. Tra queste, si sta ragionando anche sull’ipotesi del voto multiplo, che in teoria potrebbe dare più forza ai soci storici delle banche (associazioni o fondazioni), anche se questa soluzione al momento pare aver perso forza.
Nei prossimi giorni saranno nominati i relatori del Decreto che punta a trasformare le maggiori 10 banche popolari in Spa nel giro di 18 mesi. Il provvedimento intanto sta iniziando il suo iter nelle Commissioni Finanze e Attività Produttive alla Camera, che dovranno lavorare in maniera congiunta sul decreto banche e investimenti. È previsto un denso pacchetto di audizioni che potrebbero occupare «trenta giorni di tempo», secondo quanto filtrava ieri dall’ufficio di presidenza congiunto delle commissioni presiedute da Daniele Capezzone e Guglielmo Epifani.
Il via alle audizioni, a quanto risulta, è previsto martedì della settimana prossima: saranno sentiti con ogni probabilità Assopopolari, Consob, Bankitalia e il ministero dell’Economia. Da registrare che ieri sono state presentate quattro pregiudiziali di costituzionalità dalle opposizioni al decreto legge su cui dovrà esprimersi l’Aula.
Tornando a Renzi, va segnalato che ieri il premier è intervenuto anche sull’ipotesi di insider trading che avrebbe interessato i titoli delle popolari nei giorni della pubblicazione del provvedimento. «Se qualcuno, chiunque sia o comunque si chiami, ha utilizzato informazioni riservate per far questo, io stesso chiederò un’indagine rigorosa alla Consob e ad altri, così che pagherà fino all’ultimo centesimo e all’ultimo giorno».

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