Le banche: prelievo ingiusto, ci penalizza in Europa

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Nella capitale Usa le banche italiane ricevono il riconoscimento del Fondo monetario. «Sono ben preparate ad affrontare una lenta ripresa. Hanno fatto un buon lavoro sul rafforzamento del capitale e sugli accantonamenti e questa è una buona notizia» ha detto José Vinals, responsabile del Dipartimento mercato dei capitali. «Le autorità italiane hanno preso importanti misure per portare le banche in una posizione molto solida». Certo bisogna aspettare l’esito della verifica sugli attivi di bilancio della Bce «per vedere se ci sarà dell’altro da fare. Ma il cammino intrapreso è positivo» ha aggiunto Vinals che pure ha segnalato come le banche europee abbiano raddoppiato, dal 2009 ad oggi, l’ammontare dei crediti difficili, non rimborsati, arrivati a toccare gli 800 miliardi di euro.
In Italia però le parole lusinghiere del Fondo, cadono quasi nel vuoto. Tra le banche infatti sale la tensione e avanzano le proteste per l’aggravio — dal 12% al 24% o 26% — dell’imposta sulle plusvalenze ottenute con la rivalutazione, per 7,5 miliardi complessivi, delle quote di Bankitalia per finanziare una parte del taglio del cuneo fiscale. E sono proteste — che vedono aziende e sindacati dalla stessa parte — finalizzate a convincere il governo a tornare sui suoi passi prima di mettere la norma nero su bianco. La tassazione aggiuntiva vale, al massimo dell’aliquota prevista, un miliardo e 50 milioni e ricade sulle 50 banche — nel panorama di 700 istituti di credito — partecipanti al capitale della Banca d’Italia che hanno peraltro via via versato al fisco il prelievo del 12% per la contabilizzazione in bilancio della rivalutazione delle quote possedute, ossia tra 850 e 900 milioni.
«Quando mi ha comunicato la decisione, ho detto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che si era dimenticato del fatto che le banche stanno già pagando un’addizionale straordinaria Ires dell’8,5% oltre ad anticipare il 130% — una cosa mai vista — dell’imposta. Se il governo vuole insistere sulla maggiorazione dell’imposta sulle plusvalenze, deve togliere quanto meno l’addizionale» ripete il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. Il quale aggiunge: «Noi vogliamo ragionare, non siamo capricciosi, ma non si possono cambiare le regole in corsa. E soprattutto non si possono cambiare le norme sul fisco che influendo sui bilanci, incidono anche sulle verifiche in corso da parte della Bce, in vista della vigilanza unica europea, senza contare che la modifica varrebbe solo per gli istituti italiani e sarebbe quindi una penalizzazione nel confronto internazionale». Insomma «anche le banche giocano con la maglia azzurra della nazionale italiana nella partita dell’Europa!» si sfoga Patuelli che ricorda gli aumenti di capitale in cantiere dei principali istituti .
Sulle difficoltà del settore convergono anche le contestazioni dei lavoratori. «La decisione del governo crea non pochi problemi» dice Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato più rappresentativo dei bancari, sottolineando le «inevitabili conseguenze che ricadranno sui lavoratori, in fase di rinnovo del proprio contratto di categoria: auspichiamo un ripensamento da parte del governo». Protestano anche le compagnie assicuratrici, Generali in testa, partecipanti al capitale di Bankitalia «c’è sorpresa e anche sconcerto per una decisione che interviene sui bilanci che sono stati approvati dai consigli di amministrazione», dice il direttore generale di Ania, Dario Focarelli. Intanto dagli analisti arrivano le prime stime: Intesa Sanpaolo, primo azionista di Bankitalia, che ha rivalutato la quota per 2,2 miliardi di euro potrebbe subire un aggravio superiore ai 300 milioni, UniCredit, secondo azionista, tra i 182 e 190 milioni.

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