Carmelo Barbagallo, capo delle Vigilanza della Banca d’Italia, ha presentato il 22 marzo a Perugia una relazione dal titolo Credito e Regolamentazione. Un sistema finanziario stabile e orientato alla crescita nell’ambito del convegno “L’Industria bancaria verso gli anni 2020: rigenerazione manageriale” organizzato dall’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa
Accanto alle iniziative di miglioramento del Fondo centrale di garanzia, meritano di essere rammentate alcune proposte – avanzate da una parte del sistema bancario – finalizzate ad accrescere il volume dei finanziamenti bancari alle PMI. Esse si basano sulla creazione di un nuovo sistema di garanzia basato su principi di condivisione del rischio fra banche e soggetti pubblici, automaticità delle garanzie e trasferimento dei benefici alle imprese anche in termini di minor costo dei finanziamenti.
Queste proposte si prestano a essere attuate in modo efficiente soprattutto da banche dotate di robusti sistemi interni di misurazione del rischio di credito. La loro praticabilità è ovviamente subordinata alla disponibilità di risorse finanziarie pubbliche adeguate ai volumi di garanzia che si intende sviluppare.
Formalmente intermediari privati, nel tempo il loro ruolo si è caratterizzato sempre più come quello di “canalizzatori” di risorse pubbliche, prevalentemente in posizione accessoria rispetto ai sistemi pubblici di garanzia. Questa evoluzione è anche il frutto di scelte di politica legislativa che collocano questa categoria di intermediari in una posizione peculiare, distinta da quella degli altri intermediari operanti con logiche puramente di mercato.
La riforma del titolo V del TUB e le disposizioni attuative poste in consultazione dal Ministero dell’economia e dalla Banca d’Italia subordinano l’iscrizione dei confidi nel nuovo albo degli intermediari vigilati a requisiti dimensionali e organizzativi rafforzati rispetto a quelli finora previsti. È importante che il passaggio al nuovo regime di vigilanza sia accompagnato da un processo di consolidamento e rafforzamento patrimoniale, che può essere sostenuto da opportune scelte legislative. E’ altresì opportuno che la destinazione di risorse pubbliche a sostegno dei confidi sappia differenziare adeguatamente i soggetti vigilati da quelli non vigilati; contributi pubblici sono stati conferiti ai confidi in forme tali da non eliminare vincoli di destinazione a specifici impieghi e obblighi di restituzione all’ente conferente che hanno reso i contributi non idonei a essere computati come patrimonio a fini di vigilanza.
È auspicabile che le scelte legislative siano coerenti con le linee di fondo della riforma e che gli strumenti utilizzati siano rispettosi del quadro normativo europeo, non lasciando dubbi sull’idoneità a formare il capitale regolamentare. In tal senso, la Legge di Stabilità 2014 ha, correttamente, introdotto un meccanismo di sostegno della crescita dimensionale e del rafforzamento patrimoniale dei confidi vigilati dalla Banca d’Italia, di quelli che realizzano fusioni finalizzate all’iscrizione nel nuovo albo degli intermediari nonché di quelli che si uniscono in “contratti di rete” ed erogano garanzie in misura complessivamente non inferiore alla soglia di 150 milioni, prevista per l’iscrizione nell’albo.