Carige: Un nuovo manager a fare i conti

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G iovanni Berneschi ha iniziato l’ultima settimana da presidente della Carige. Dopo quasi 60 anni all’interno del medesimo istituto di credito, l’uomo che ha rappresentato per un lunghissimo arco di anni «il» credito a Genova e in Liguria, si farà da parte. Nelle tre liste presentate in vista dell’assemblea di lunedì 30 settembre il suo nome tra i candidati non c’è. Personalmente ha già provveduto ai saluti e ai ringraziamenti con una pagina apparsa sui giornali locali la scorsa settimana.
Sessant’anni
Sessant’anni sono molti (troppi?). Berneschi per molto tempo ha interpretato pienamente le ambizioni e le aspirazioni del territorio, facendolo crescere e incentivando lo sviluppo, ma è un contesto che oggi è molto diverso da allora. Così Berneschi conclude un’epoca: gli vanno ascritti molti meriti e qualche macchia, le più gravi concentrate nel recente passato. L’acquisto delle compagnie di assicurazioni è stato il punto di svolta nei rapporti con la Fondazione, azionista di controllo della banca. Anche perché le due società sono costate qualcosa come 740 milioni di euro, minando i bilanci della banca e stanno ora per essere cedute a molto meno. Poi, il tentativo di porre Carige sotto il controllo di Unipol ha rappresentato la definitiva rottura dei rapporti con il presidente della Fondazione Flavio Repetto che, forte del parere della Banca d’Italia che chiede una forte discontinuità, ha operato per arrivare all’assemblea di lunedì prossimo. Carattere combattivo, amante della campagna, temprato dai lavori agricoli nel week-end, Berneschi darà ancora battaglia, ma la sua grande corsa sembra volgere al termine.
Inizia l’era del principe
I tempi sono maturi e già al suo posto si profila il principe Cesare Castelbarco Albani, uomo di relazioni e diplomazia, che certamente non avrà il suo impatto sull’istituto, ma sarà un presidente di garanzia, a tutela degli azionisti, così come vuole via Nazionale. Proprio la Banca d’Italia sembra porre fine anche alla guida operativa di Ennio La Monica, il direttore generale che, secondo quanto scritto dagli ispettori dell’istituto di vigilanza, «pur dotato di un ampio ventaglio di poteri, ha di fatto svolto un ruolo gestorio di carattere operativo». Non ha mai alzato la voce, La Monica, davanti al dominus Berneschi, così adesso dopo il rinnovo del consiglio (15 membri, sette dalla Fondazione, 4 dai soci francesi, 4 dagli azionisti privati), Banca d’Italia chiede di «rafforzare l’esecutivo tramite la nomina di un amministratore delegato con consolidate esperienze professionali in posizioni apicali, presso intermediari di adeguate dimensioni». Sarà la guida della nuova Carige. La ricerca è già iniziata, la cooptazione in consiglio e la nomina avverrà nelle prossime settimane.
Nuovo profilo
L’intervento di Banca d’Italia è destinato a cambiare profondamente il profilo di Carige. Se Castelbarco Albani è oggi presidente di Carige Italia, l’azienda che raggruppa tutti gli sportelli situati fuori dalla Liguria e domani svolgerà un ruolo di tutela e di garanzia di tutti gli azionisti, l’amministratore delegato arriverà dal mercato e al mercato e alle istituzioni sarà tenuto a rispondere. Avrà ampie deleghe operative e potrà contare, nel disegno di via Nazionale, in un consiglio di amministrazione «competente ed efficiente».
Un consiglio rinnovato e una banca in cui si equilibrino gli interessi del mercato e quelli della proprietà, attraverso un continuo bilanciamento dei poteri. Con un ritorno importante, quello di Alessandro Repetto, già deputato, vicepresidente della commissione finanze ed ex presidente della Provincia di Genova. Prima di tutto questo però, Repetto — nessuna parentela con il presidente della Fondazione, Flavio — è stato per oltre trent’anni in Carige, uscendone da direttore centrale dopo qualche vivace confronto con Berneschi. Il suo ritorno avrà molti sapori, non quello della rivincita personale. Per come è messa Carige oggi, il tempo delle corride e dei duelli al sole dovrebbe lasciare spazio a una diversa operatività, che Repetto è in grado di garantire, tanto che probabilmente sarà il vice presidente, al posto di Alessandro Scajola, fratello dell’ex ministro.
L’azionista
Il vincitore, al momento, risulta essere Flavio Repetto, l’uomo della fondazione. Dopo aver a lungo sostenuto Berneschi, Repetto ha cambiato opinione davanti al businessdelle assicurazioni: un buco che ha rischiato di trascinare a fondo una banca che ora deve urgentemente trovare — con dismissioni di asset o con un aumento di capitale — qualcosa come 800 milioni di euro da portare a capitale. Ma se non sarà suffragato dai fatti economici, anche il successo politico di Repetto, che pure pone i presupposti per il riscatto, rischierà di trasformarsi in poco di utile per la banca. Che deve trovare rapidamente redditività (ha chiuso il semestre in rosso per 29,4 milioni, con un aumento dei crediti deteriorati netti del 53 per cento a 2,877 miliardi) e disfarsi delle aree non redditizie e non vicine al proprio core business. Con buona pace del presidente, chiunque esso sia.

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