Carige porta a casa altri 40 milioni dell’aumento di capitale in corso
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A pochi giorni dalla conclusione dell’operazione, emerge che i tre grandi detentori di obbligazioni che già avevano partecipato alla conversione dei bond parteciperanno all’aumento per 40 milioni di euro complessivi. Lo rivelano fonti finanziarie. Intesa Vita, Generali e Unipol si sono impegnate a sottoscrivere la tranche non in opzione dell’aumento (su 560 milioni 60 milioni sono riservati, appunto, a chi vuole convertire le obbligazioni senior in azioni) per complessivi 40 milioni. La parte del leone dovrebbe spettare a Intesa se, come ricostruito da fonti finanziarie nei giorni scorsi, il gruppo è punta a «una conversione parziale da 35 milioni a tutela del proprio investimento».

Considerando che la banca oggi capitalizza in Borsa 8 milioni e la ricapitalizzazione in corso vale 560 milioni, con 40 milioni i tre gruppi assicurativi entreranno nell’azionariato della futura Carige con una quota complessiva del 7%. Ma da quanto ricostruito dal Secolo XIX al momento le compagnie non sembrano interessate a sottoscrivere patti e ad avere un ruolo nella governance della banca. Per l’istituto ligure si tratta di un ulteriore passo avanti nell’ambito del piano di rafforzamento patrimoniale da un miliardo firmato dall’ad Paolo Fiorentino e basato su 3 pilastri: aumento di capitale cash, vendita di Npl per 1,2 miliardi e cessione di asset.

La notizia dell’impegno di Intesa, Generali e Unipol apre una settimana strategica per la banca. Relativamente al pilastro cessione di asset oggi si riunisce il cda presieduto da Giuseppe Tesauro per decidere a chi assegnare l’esclusiva a negoziare la cessione di Creditis, la società di credito al consumo. In campo ci sono i fondi Christofferson Robb & Company e Chenavari Financial Group: entrambe le offerte sono accompagnate da una garanzia di quote di eventuale inoptato (in caso di titoli dell’aumento rimasti inoptati, i fondi si impegnano a rilevarne un pacchetto entrando così nell’azionariato). L’obiettivo è raggiungere un’intesa sulla cessione entro dopodomani, quando andrà anche definita la vendita del pacchetto di 1,2 miliardi di euro di sofferenze al Credito Fondiario (anch’esso impegnato sul parte dell’inoptato) e scadrà il termine per esercitare i diritti di opzione e sottoscrivere l’aumento.

Gli azionisti stabili (Malacalza, Volpi, Spinelli, Coop Liguria, Fondazione Carilucca) si sono impegnati a sottoscrivere circa il 30% della ricapitalizzazione, garantita dal consorzio delle banche. Resta ancora in attesa di una risposta da parte delle autorità di vigilanza la richiesta di Malacalza Investimenti, presentata lo scorso 26 ottobre, di incrementare la propria quota, portandola dal 17,6% al 28,8%. Mentre molti dei 56 mila piccoli azionisti di Carige (che fino a ieri pesavano per il 53% sull’azionariato) hanno preferito vendere i diritti invece di partecipare all’aumento, alcuni fondi sembrano intenzionati a entrare.Tra questi Pimco, una delle principali società di gestione di investimenti del mondo, e l’Ontario Teachers Pension Fund, il fondo pensione degli insegnanti dell’Ontario, che potrebbe essere interessato a una quota prossima al 10% «con un interesse anche sulla governance».

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