Un ostacolo improvviso fa slittare di oltre un mese il patteggiamento di Jonella Ligresti, ex presidente di Fonsai, indagata per il presunto falso in bilancio della compagnia assicurativa per il quale è sotto processo il padre Salvatore insieme con altri tre manager mentre in uno stralcio è coinvolto il fratello Paolo con altri 8 manager e la stessa Fonsai, la cui udienza preliminare si apre il 27 gennaio. Sarebbe stato il secondo patteggiamento dopo quello della sorella minore Giulia, che ha concordato la pena di 2 anni e 8 mesi per poter chiudere la custodia cautelare. Analogamente questa era stata la strategia processuale di Jonella, dopo cinque mesi di arresti — oltre tre dei quali in carcere e poi ai domiciliari — e per questo i suoi legali avevano concordato con i pm di Torino Vittorio Nessi e Marco Gianoglio una condanna a 3 anni e 4 mesi così da poter accedere alle misure alternative alla detenzione come l’affidamento ai servizi sociali, visto che le rimarrebbero da scontare meno di tre anni. L’udienza di ieri davanti al gip di Torino Sandra Recchione avrebbe dovuto essere un pro-forma; invece le associazioni dei consumatori Codacons, Adusbef, Adoc, Movimento Consumatori e Federconsumatori, che già si erano dichiarate parti offese durante le indagini preliminari, hanno ottenuto dal giudice di essere ammesse all’udienza. Così tutto è stato rinviato al 28 gennaio, quando il giudice deciderà non solo se i consumatori abbiano diritto a ottenere il rimborso delle spese per la causa, ma anche se possono dire la loro sulla congruità della pena proposta da Ligresti. I legali delle associazioni, ha spiegato l’avvocato Tiziana Sorriento, che rappresentava il Codacons, hanno fatto «valere per la prima volta in Italia una disciplina comunitaria che non è stata ancora recepita dal nostro ordinamento». Tanto che ora non escludono di portare il caso fino alla Corte di giustizia europea, visto che la legge italiana finora riserva solo a imputato e pubblico ministero la «trattativa» sul patteggiamento.
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