Il credito alle imprese è fuori legge

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La legge della domanda e dell’offerta, che si applica a quasi tutti i mercati, non sembra applicarsi al mercato del credito italiano. Un’affermazione che si può provare con i dati più recenti offerti dalla Banca d’Italia e da CRIF.

Secondo i dati pubblicati da CRIF il numero di richieste di credito da parte delle imprese è ripartito nel primo semestre: +15,9% per le imprese individuali e +9,5% per le società di capitali. I dati pubblicati dalla Banca d’Italia mostrano una contrazione media nei primi 5 mesi dei volumi di impieghi alle imprese del 4,7%.  Confrontare numero di domande e volumi di offerta è parzialmente scorretto, ma è abbastanza evidente che a un’aumento delle domande dovrebbe corrispondere un aumento anche ridotto dei volumi erogati. Invece non è stato così nel primo semestre.

La spiegazione? Cominciando dal fatto che non deve essere vero (mai stato vero…) che ‘il cavallo non beve’ se CRIF registra questo notevole aumento, resta da spiegare nuovamente come il mercato del credito sia diventato in questi anni di crisi sempre più un mercato imperfetto, nel quale domanda e offerta non si incontrano facendo semplicemente variare il prezzo. Non si incontrano proprio, perché le banche cercano di prestare a una tipologia di imprese parecchio diversa da quella che oggi chiede credito per una larga parte.  Negli ultimi giorni mi è capitato di parlare con imprese a cui le banche stanno offrendo finanziamenti a spread straordinariamente bassi, senza troppo curarsi che le medesime imprese ne abbiano effettivamente bisogno (questo è il vecchio difetto delle campagne commerciali e dei plafond) e con altre imprese (economicamente ancora sane) che pur pagando 8% di spread su crediti commerciali a breve hanno avuto progressive riduzioni del fido.

Questa è la legge del mercato bancario, che nega le teorie su domanda e offerta, perché nel mezzo prevale la legge della valutazione del rischio.  E per quanto tocca le piccole imprese il loro rischio è percepito sempre più elevato, il loro potere negoziale è percepito sempre meno forte, come si può vedere dal grafico successivo che illustra i tassi medi praticati a 3 fasce dimensionali delle imprese su finanziamenti a breve per anticipi commerciali.

Non è dunque il meccanismo del prezzo che avvicina domanda e offerta. Il prezzo delle tre fasce è rimasto sostanzialmente stabile dalla fine del 2012. A certi rischi (e consumo di capitale) non c’è prezzo che possa compensare una banca.

Questo è in assoluto il tema dominante del credito bancario nel 2014: come fare riavvicinare domanda e offerta. Da un lato convincendo le imprese a portare sul tavolo delle banche dei numeri e delle previsioni supportati da giustificazioni molto più solide (per ridurre il rischio percepito) e dall’altro facendo presente alle banche che offrire denaro a chi non ne ha bisogno e lo paga molto poco non aiuta di certo a fare ricrescere la redditività. E’ sicuramente più facile, meno rischioso, ma anche molto meno redditizio.

Anche di questo dovrebbero parlare i libri e i convegni sui rapporti tra banca e impresa, perché sembra facile ma non lo è affatto.

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