Dal 16 maggio un regolamento cambierà il modo di fare fundraising
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Anche gli investitori privati non accreditati potranno mettere i loro soldi nelle startup e trarne profitto. Non ci saranno più dunque solo milionari e venture capitalist a rimpolpare i portafogli degli startupper, ma anche singoli investitori. Rohan Shah, uno studente dell’Università della Pennsylvania, ha creato Slice Capital ed è uno degli imprenditori che guida questa rivoluzione.

Come riporta Cnbc.com, il portale online di Shah connette le startup con investitori di ogni tipo. “Ci stiamo concentrando sugli investitori non accreditati”, spiega Shah. “Stiamo targettizzando una community sconosciuta, ma colleghiamo anche angel investors e venture capitalist”.

Finora i piccoli investitori hanno contribuito alla crescita delle startup col crowdfunding. Il caso Oculus Rift ne è un esempio: in un’operazione senza venture capitalist sono stati raccolti 2,4 milioni di dollari in un anno, col solo contributo degli utenti. Nel 2014 la tecnologia è stata venduta a Facebook per 2 miliardi di dollari. Soldi che i primi supporter via crowdfunding hanno visto solo virtualmente. Ma il Title III del Jobs Act americano cambierà le cose.

Le startup considerate da Shah sono obbligate a fornire dati precisi su quanto spende la compagnia rispetto ai suoi introiti, sui profitti e sulle tasse. Questi numeri sono vagliati da lui e dalla Securities and Exchange Commission. Slice Capital aiuta le startup a determinare il loro valore e a mediare le raccolte fondi con gli investitori più importanti.

Lise Buyer, partner con Class V Group, consulente per le offerte pubbliche, ha fatto notare che va controllato anche come le startup spendono i soldi raccolti. Inoltre gli investitori devono cambiare la propria mentalità sull’equity crwodfunding.

Sulla strada di Shah ci sono molti competitors come Wefunder, SeedUps ed Equity Net. E, dall’altra parte, ci sono compagnie come Kickstarter e Indiegogo che hanno aiutato molti imprenditori a raccogliere soldi, assicurando ai supporter un prodotto invece di un profitto. Presto queste aziende si troveranno a incrociare le proprie strade.

L’equity crowdfunding romperà quella grande barriera che le compagnie di venture capital hanno costruito a proprio vantaggio per decenni. La reputazione di Peter Thiel lo ha aiutato a piazzare i primi fondi per Facebook. Ma a partire dal 16 maggio le barriere di ingresso nel business delle startup come donatori cambieranno per sempre.

Ma alcuni venture capitalist sono scettici: “Mentre il crowdfunding ha permesso a molte persone di partecipare all’innovazione mondiale, ma questo non può sostituire il confronto che gli startupper cercano con gli investitori”, afferma Diane Fraiman, uno dei primi partner di Voyager Capital.

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