Debito delle Amministrazioni locali
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Alla fine del 2015 il debito consolidato delle Amministrazioni locali (92,8 miliardi) era pari al 4,3 per cento del debito complessivo delle Amministrazioni pubbliche e al 5,6 per cento del PIL nazionale; rispetto al 2014, il debito è diminuito di 6,4 miliardi e l’incidenza sul PIL si è ridotta di 0,5 punti percentuali (figg. 1-2). Il debito non consolidato si è ridotto di 4,7 miliardi, a 135,7 miliardi (in rapporto al PIL, dall’8,7 all’8,3 per cento). Alla fine dello scorso giugno il debito consolidato delle Amministrazioni locali era pari a 91,2 miliardi (quello non consolidato a 133,2 miliardi).

In rapporto al prodotto delle rispettive aree geografiche il debito consolidato delle Amministrazioni locali alla fine del 2015 era pari al 5,1 per cento nel Nord ovest, al 3,4 nel Nord est, al 6,6 nel Centro e al 7,9 nel Mezzogiorno (fig. 3)5.

La figura 4 mostra l’andamento nell’ultimo quadriennio del debito consolidato e non consolidato in rapporto al prodotto nelle singole regioni. A fronte di una riduzione pressoché generalizzata del debito consolidato, in alcune regioni il debito non consolidato è aumentato per effetto dei prestiti concessi dal Ministero dell’Economia e delle finanze a Regioni ed enti locali nell’ambito dei provvedimenti finalizzati ad accelerare il pagamento dei debiti commerciali scaduti delle Amministrazioni pubbliche e dell’operazione di buy-back di obbligazioni regionali.

Alla fine del 2015 il 45,2 per cento del debito consolidato delle Amministrazioni locali era stato contratto dai Comuni, il 34,5 dalle Regioni e l’8,4 dalle Province; l’11,9 per cento riguardava gli altri enti delle Amministrazioni locali, prevalentemente del settore sanitario. Il debito non consolidato era invece riconducibile per il 47,6 per cento alle Regioni, il 38,1 ai Comuni, il 6,0 alle Province e l’8,2 agli altri enti (fig. 5A). Con riferimento alla ripartizione per strumento, il 74,5 per cento del debito consolidato era costituito da prestiti (il 43,9 per cento della Cassa depositi e prestiti6, il 27,4 di istituzioni finanziarie monetarie residenti e il 3,1 di intermediari non residenti) e il 18,3 per cento da titoli (l’11,2 per cento emessi all’estero e il 7,1 in Italia); il 7,2 per cento del debito derivava da altre operazioni (principalmente passività riconducibili alla cessione di debiti commerciali a intermediari finanziari con clausola pro soluto e alle operazioni di cartolarizzazione). I prestiti di enti appartenenti ad altri sottosettori delle Amministrazioni pubbliche erano pari al 31,6 per cento del debito non consolidato (fig. 5B).

L’evoluzione dell’incidenza del debito (consolidato e non consolidato) sul PIL nazionale nel periodo 2012-2015, ripartita per area geografica, comparto e strumento, è illustrata nelle figure 6A-C. Nel 2015 il rapporto tra il debito consolidato e il PIL è diminuito in tutte le aree del Paese (fig. 6A) e per tutti i comparti (fig. 6B). L’incidenza del debito non consolidato si è ridotta marginalmente. Per quanto riguarda la ripartizione per strumenti (fig. 6C), il calo del debito consolidato è stato generalizzato, con intensità maggiore per i titoli emessi all’estero. I prestiti di altri enti delle Amministrazioni pubbliche sono aumentati dal 2,5 per cento del PIL nel 2014 al 2,6 nel 2015.

In questo supplemento si forniscono inoltre informazioni sulle operazioni in derivati finanziari poste in essere dalle Amministrazioni locali con intermediari operanti in Italia7. Alla fine dello scorso giugno il numero degli enti con contratti derivati era pari a 129 (di cui 11 Regioni, 19 Province e 85 Comuni), in riduzione di una unità rispetto alla fine del 2015. Il valore di mercato negativo per le amministrazioni (positivo per gli intermediari), che non concorre alla determinazione del debito delle Amministrazioni locali (rappresentando una passività potenziale), era pari a 1,4 miliardi (1,3 a dicembre 2015). Il valore nozionale dei contratti ha continuato a ridursi, collocandosi alla fine dello scorso giugno a 8,4 miliardi (8,6 a dicembre 2015). Nella tavola 33 si riportano, per ciascuna regione, il valore di mercato di tali operazioni e il numero di enti coinvolti.

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