Diminuiscono i lavoratori italiani in lavoro agile
Nel corso del 2021, in base ai risultati dell'Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, il numero di lavoratori abilitati a lavorare da remoto anziché in ufficio è passato da 5,37 milioni del primo trimestre dell’anno a 4,07 milioni del terzo trimestre.
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Nel corso del 2021, in base ai risultati dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, il numero di lavoratori abilitati a lavorare da remoto anziché in ufficio è passato da 5,37 milioni del primo trimestre dell’anno a 4,07 milioni del terzo trimestre. Questo graduale rientro in ufficio non segna, tuttavia, un generale declino di questa modalità di lavoro nel nostro Paese, al contrario: al termine della pandemia le organizzazioni prevedono un aumento degli smart worker rispetto ai numeri registrati a settembre: si prevede saranno 4,38 milioni i lavoratori che opereranno almeno in parte da remoto (+8%), di cui 2,03 milioni nelle grandi imprese, 700 mila delle pmi, 970 mila nelle microimprese e 680 mila nella PA.

Lo smart working rimarrà o sarà introdotto nell’89% delle grandi aziende, dove aumenteranno sia i progetti strutturati sia quelli informali, nel 62% delle PA, in cui prevalgono le iniziative strutturate ma anche molta incertezza sul futuro (un quarto non sa se lo smart working potrà restare o iniziare nel post-Covid), e nel 35% delle pmi, fra cui prevale un approccio informale (22%) ed è forte la tendenza a tornare indietro (un terzo di quelle che ha sperimentato lo smart working prevede di abbandonarlo). Le modalità di lavoro in Smart Working torneranno ad essere ibride, alla ricerca di un miglior equilibrio fra lavoro in sede e a distanza: nelle grandi imprese sarà possibile lavorare a distanza mediamente per tre giorni a settimana, due nelle PA.

“Le grandi imprese stanno sperimentando nuovi modelli di lavoro, con la ricerca di nuovi equilibri fra presenza e distanza capaci di cogliere i benefici potenziali di entrambe le modalità di lavoro”, afferma Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working. “In molte organizzazioni, soprattutto piccole e medie imprese e Pubblica amministrazione, invece, si sta tornando prevalentemente al lavoro in presenza a causa della mancanza di cultura basata sul raggiungimento dei risultati. Un arretramento che si scontra con le aspettative dei lavoratori e gli obiettivi di digitalizzazione, sostenibilità e inclusività del nostro Paese. Ora è necessario costruire il futuro del lavoro sul vero Smart Working, che non è una misura emergenziale, ma uno strumento di modernizzazione che spinge a un ripensamento di processi e sistemi manageriali all’insegna della flessibilità e della meritocrazia, proponendo ai lavoratori una maggiore autonomia e responsabilizzazione sui risultati”.

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