Economia USA a gonfie vele: disoccupazione ai minimi dal 1969. Effetto Fed?
Il rapporto del Dipartimento del Lavoro statunitense sugli occupati non agricoli è stato un vero e proprio shock. I dati, usciti venerdì, hanno mostrato un aumento di 517.000 posti di lavoro a gennaio 2023, quasi il triplo delle attese e il doppio del mese precedente. Inoltre, il tasso di disoccupazione è sceso al 3,4%, ovvero ai minimi…

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Il rapporto del Dipartimento del Lavoro statunitense sugli occupati non agricoli è stato un vero e proprio shock. I dati, usciti venerdì, hanno mostrato un aumento di 517.000 posti di lavoro a gennaio 2023, quasi il triplo delle attese e il doppio del mese precedente. Inoltre, il tasso di disoccupazione è sceso al 3,4%, ovvero ai minimi dal maggio 1969, e il tasso di partecipazione alla forza lavoro è salito al 62,4%.

Nonostante, nelle ultime settimane, si siano susseguite le notizie riguardanti i maxi licenziamenti dei colossi tecnologici e le difficoltà del settore manifatturiero, l’economia statunitense rimane sorprendentemente forte. Inoltre, l’aumento della creazione di posti di lavoro arriva mentre la Federal Reserve è impegnata a rallentare l’economia e ridurre l’inflazione, che è arrivata al livello più alto dall’inizio degli anni ’80. La Fed ha alzato il tasso di interesse di riferimento otto volte da marzo 2022, ma finora questo non ha distrutto la creazione di posti di lavoro.

“Significa che abbiamo creato 12 milioni di posti di lavoro da quando sono entrato in carica – ha festeggiato il presidente Joe Biden – Ciò significa che abbiamo creato più posti di lavoro in due anni rispetto a qualsiasi mandato presidenziale. Questi sono i due anni di crescita occupazionale più forti della storia di gran lunga”.

Alcuni osservatori temono però che rapporti sul mercato del lavoro così forti possano spingere la Federal Reserve a mantenere tassi di interesse elevati più a lungo, finendo quindi per portare a una recessione. La Fed spera invece di arrivare al cosiddetto “atterraggio morbido” dell’economia, che rimane sotto la pressione dell’inflazione e dei fattori geopolitici che hanno frenato la crescita nel 2022. La maggior parte degli economisti si aspetta ancora che quest’anno ci sia almeno una lieve recessione, anche se la resilienza del mercato del lavoro potrebbe spingere a qualche ripensamento.

Scendendo più nel dettaglio dei dati diffusi venerdì, si può notare che il tempo libero e l’ospitalità hanno aggiunto 128.000 posti di lavoro, risultando il settore trainante dell’economia. Altri guadagni significativi sono stati nei servizi professionali e aziendali (82.000), nel governo (74.000) e nell’assistenza sanitaria (58.000). La vendita al dettaglio è aumentata di 30.000 e li costruzioni hanno aggiunto 25.000 unità.

Anche i salari hanno registrato solidi guadagni per il mese: la retribuzione oraria media è aumentata dello 0,3% su base mensile e del 4,4% rispetto a un anno fa. C’è stato quindi un aumento, ma non così eccessivo da far temere a una spirale prezzi-salari, ovvero quel fenomeno che porta l’inflazione ad autoalimentarsi.

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