Fabio Panetta: crescita economica e finanziamento delle imprese
Il difficile governo in banca uic

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“Nel corso della crisi il flusso di credito all’economia si è a tratti inaridito, riflettendo sia il calo della domanda di prestiti connesso con la recessione, sia l’intonazione restrittiva dell’offerta da parte delle banche. Le tensioni finanziarie hanno colpito soprattutto le imprese, con ripercussioni negative su investimenti e crescita”.

Continua Fabio Panetta (Vice direttore generale della Banca d’Italia)

“Il Consiglio direttivo della BCE è intervenuto a più riprese a sostegno del credito. Le operazioni triennali del 2011 hanno evitato che gli ostacoli alla raccolta bancaria all’ingrosso si traducessero in un razionamento generalizzato dei finanziamenti. Nel 2012 l’annuncio delle operazioni monetarie definitive (OMT) ha compresso i rendimenti dei titoli di Stato, contribuendo a ridurre il costo del credito a famiglie e imprese. L’estate scorsa sono state introdotte operazioni di rifinanziamento mirate (TLTRO), nelle quali l’offerta di liquidità alle banche è condizionata all’erogazione di prestiti all’economia; sono stati avviati acquisti di ABS e covered bonds. La decisione della scorsa settimana di effettuare acquisti su larga scala di titoli di Stato contribuirà anch’essa a sostenere la crescita e il credito, oltre che a scongiurare i rischi di deflazione.

In settembre la Banca d’Italia ha ulteriormente ampliato la gamma dei prestiti che gli intermediari possono utilizzare a garanzia delle operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema, con modalità tali da incentivare il credito alle piccole e medie imprese. Le garanzie rese così disponibili favoriscono la partecipazione delle banche alle TLTRO.

Negli ultimi mesi le condizioni creditizie sono migliorate; i vincoli dal lato dell’offerta si sono attenuati. L’indagine sul credito condotta dalla Banca d’Italia indica per il quarto trimestre del 2014 un moderato allentamento dei criteri di erogazione dei prestiti e un calo dei margini sul costo dei finanziamenti. In novembre la contrazione dei prestiti al settore privato si era ridotta all’1,6 per cento sui dodici mesi, a fronte del -3,7 alla fine del 2013; dall’inizio del 2014 il tasso sui nuovi prestiti alle imprese e quello sui nuovi mutui alle famiglie sono diminuiti di 90 e 60 punti base, rispettivamente. Nella fase attuale la dinamica dei prestiti è frenata soprattutto dalla debolezza della domanda da parte di famiglie e imprese, a sua volta legata alla sfavorevole congiuntura.

La normalizzazione delle condizioni di offerta non è però completa, né generalizzata. Il miglioramento riguarda soprattutto le aziende maggiori e quelle con solide condizioni di bilancio. Se si escludono le aziende che negli anni scorsi hanno fatto ampio ricorso al mercato obbligazionario (la cui domanda di credito bancario è influenzata dall’utilizzo di questa fonte di finanziamento), nel 2014 gli impieghi alle grandi imprese sono cresciuti di circa il 5 per cento, a fronte di un calo di oltre il 6 nel 2013. Nei mesi scorsi sono stati realizzati ingenti collocamenti di obbligazioni e numerose quotazioni di aziende italiane di medie e grandi dimensioni.

Le piccole e medie imprese (PMI) lamentano invece tuttora una carenza di credito. Secondo l’indagine mensile dell’Istat, la quota di aziende che non ottiene i prestiti richiesti è oggi del 14,5 per cento nella classe dimensionale con meno di 50 addetti, circa il doppio di quella relativa alle imprese più grandi. Il differenziale di interesse tra i crediti di ammontare inferiore a un milione di euro e quelli di importo superiore – che approssima il divario di costo sfavorevole alle PMI – rimane elevato, pari a 1,5 punti percentuali.

Queste tensioni residue riflettono le fragilità che ancora contraddistinguono un’ampia fascia di imprese. Il flusso netto degli impieghi caratterizzati da anomalie nei rimborsi è in calo ma rimane ingente e richiede alle banche di effettuare accantonamenti che assorbono la maggior parte dei profitti operativi.

Le banche stanno affrontando il problema dell’elevata consistenza di crediti deteriorati sia rafforzando le politiche di gestione e recupero, sia mediante cessioni in blocco di attività. Vi sono ancora spazi di miglioramento, soprattutto per le banche piccole e medie, finora meno soggette alla pressione dei mercati. Ma alla vigilia della ripresa congiunturale gli intermediari – e con essi l’intera economia italiana – hanno un forte interesse a rendere tale azione più rapida e incisiva, al fine di conferire trasparenza ai bilanci e di riattivare pienamente il circuito del credito. In questa fase gli strumenti ordinari potrebbero non essere del tutto adeguati, rendendo necessari interventi di sistema. La Banca d’Italia ha già sottolineato questa esigenza alcuni mesi fa, indicando come tali interventi possano liberare risorse da destinare al finanziamento della domanda per consumi e investimenti1. Quell’esigenza è oggi ancora più pressante; le possibili soluzioni vanno analizzate a fondo e se necessario attuate con rapidità.

Le tensioni nell’offerta di credito nei confronti di alcuni segmenti di clientela – soprattutto quella più rischiosa – potrebbero proseguire nei prossimi mesi, dato il ritardo con cui la ripresa congiunturale si riflette sulla qualità dei prestiti. Le banche stanno inoltre riducendo la dimensione dei bilanci in risposta alle pressioni di mercato per diminuire la leva finanziaria e all’inasprimento dei requisiti patrimoniali e di liquidità indotti dalle norme internazionali. Per le banche maggiori l’offerta di credito è inoltre condizionata dalle incertezze connesse con la transizione al sistema di vigilanza unica (SSM).”

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