Facebook non è più solo una piattaforma social ma un vera e propria media company
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Queste le parole che pronunciava qualche mese fa Mark Zuckerberg.
La grande bufera scoppiata poi sul tema delle «fake news» (principalmente negli Usa, durante la campagna presidenziale) ha portato alla luce quanto in effetti i social network, Facebook in testa, rappresentino ormai dei potentissimi messi di comunicazione di massa.

Ora, è toccato a Fidji Simo, Director of Product di Facebook, spiegare in un lungo e articolato post in che cosa consiste il «Progetto Giornalismo» del social network, primo tentativo di razionalizzazione della trasformazione in atto.

Fidji Simo descrive Facebook come un «ecosistema di notizie e lettori», e esplicita la volontà di sostenere l’attività di «sano giornalismo» anche stabilendo «legami più forti tra Facebook e l’industria delle notizie».
Primo passo, indagare le preferenze degli utenti nel consumo di notizie, allargando il concetto di informazione a nuovi format e nuovi metodi di comunicazione, con largo spazio a dirette live, foto, video, instant articles e all’investimento su tutto il sistema delle news locali. Oltre alla cultura visiva e di narrazione, da questo punto di vista Facebook si impegna anche a collaborare con i media tradizionali nella definizione di nuovi modelli di business. «Un nodo chiave di questa collaborazione», scrive Simo, «riguarda lo sviluppo di business model emergenti nel campo dell’informazione. Da questo mese il nostro team di ingegneri e data scientist sta per esempio lavorando in Germania, con gli esperti della testata Bild, per avviare una fase test con i lettori di fruizione combinata gratuito-pagamento di instant news. Vogliamo lavorare con i nostri partner perché siano in grado di monetizzare la loro attività online».
Il secondo punto del Progetto Giornalismo è dedicato alla formazione e agli strumenti per i giornalisti. Facebook sta per avviare corsi e-learning in collaborazione con la testata Poynter per un programma di studi certificato. «I giornalisti usano Facebook Live per trovare e condividere notizie», scrive Simo, «e per connettersi con il proprio pubblico. Stiamo realizzando altri strumenti per aiutare i giornalisti a trovare notizie più facilmente».
Non poteva mancare un accenno, se pur marginale, al tema fake news. Scrive Fidji Simo: «Abbiamo recentemente annunciato miglioramenti sulla nostra piattaforma per ridurre ulteriormente la diffusione di notizie false e falsi allarmi … Si tratta di un problema molto più grande rispetto a qualsiasi altra piattaforma ed è importante lavorare assieme per ridurre al minimo la sua portata. È solo l’inizio dei nostri sforzi su questo fronte».
Campbell Brown, celebre giornalista televisiva, è passata da poco a Facebook per guidare il team che si occupa di news

La strategia di Facebook come media company del futuro è netta e procede a passo spedito. A inizio gennaio, infatti, la piattaforma ha annunciato l’assunzione di Campbell Brown, celebre giornalista televisiva con un passato tra la Nbc e la Cnn, che avrà il compito di guidare la squadra che si occuperà internamente delle news. «Si tratta di una nuova posizione», ha spiegato la diretta interessata sulla sua pagina Facebook, per «aiutare media e giornalisti a lavorare più da vicino» con il social network fondato da Mark Zuckerberg. «Aiuterò i nostri partner a comprendere come Facebook può contribuire ad espandere la “reach” delle loro attività giornalistiche e ad aumentare il valore aggiunto del loro business», aggiunge. Brown aiuterà, inoltre, «Facebook a ottenere un feedback dagli editori circa i nuovi prodotti e tool tecnologici sviluppati appositamente per i media».

Intanto, i numeri di coloro che hanno Facebook, e tutta la corte combinata dei social network, come fonte primaria di notizie sono sempre più ampi. L’ultima indagine di Pew Research sul pubblico americano indica che il 62% degli adulti Usa si informa primariamente attraverso social network. Di fronte a una potenza di fuoco di questo tipo, l’azienda di Zuckerberg si è accorta probabilmente di due cose: innanzitutto, deve strutturarsi internamente per “gestire” questo nuovo ruolo-responsabilità, dall’altra non può prescindere da una strutturazione dei rapporti con le media company tradizionali, bravissime a cercare e produrre notizie e contenuti, ma ancora alla preistoria nella capacità di veicolarle in maniera efficace sulla Rete. In ogni caso, si tratta di un percorso destinato a scrivere una nuova era.
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