Fineco costa meno delle concorrenti Per questo Unicredit l’ha messa in vetrina

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Fineco, la finanza che va di moda. Con una valutazione complessiva post quotazione destinata a superare i 2 miliardi di euro la banca diretta multicanale controllata al 100 per cento dal gruppo Unicredit, ha già raggiunto un record: sarà la più importante istituzione finanziaria a vocazione «digitale» d’Europa. Attualmente la prima banca diretta in termini di peso borsistico è infatti la tedesca Comdirect Bank che sul mercato vale poco più di un miliardo di euro.
Ma Fineco è davvero unica anche sul piano del modello di business operando attraverso il proprio sito internet e una rete di promotori che, a fine 2013, li ha permesso di raggiungere un patrimonio di 43,6 miliardi di euro. C’è tempo sino al 26 giugno prossimo, giovedì di questa settimana, per acquistare poco meno di 182 milioni di azioni messe in vendita da Unicredit a un prezzo che il prospetto informativo fissa tra un minimo di 3,54 euro e un massimo di 4,4 euro. Si tratta quindi di un’operazione di un valore compreso tra 636 e 800 milioni di euro. Sul mercato andrà il 30 per cento del capitale, destinato a salire sino al 34,5 per cento in caso di integrale vendita anche della greenshoe che corrisponde al 15 per cento dell’offerta.
A farla da padrona saranno gli investitori istituzionali a cui è riservata una quota del 90 per cento del capitale mentre il 10 per cento è destinato al pubblico indistinto. Per questi ultimi il lotto minimo è fissato a 1.000 azioni, par a un investimento complessivo compreso tra 3.500 e 4.400 euro. Se il buon giorno si vede dal mattino, quella di Fineco si avvia ad essere un successo: l’offerta è infatti già stata interamente coperta il terzo giorno successivo all’avvio dell’operazione. Evento che porterà quindi ad un riparto tra i gli aderenti che vedranno quindi solo in parte soddisfatte le proprie aspettative.
Un risultato positivo, che non stupisce Marco Simion gestore del Fondo Zenit Multistrategy Global Opportunities: «Fineco ha una percezione, nel campo del risparmio gestito, pari a quello di un grande marchio del lusso. Il management nel corso degli anni è riuscito a raggiungere un elevatissimo tasso di penetrazione tra gli utilizzatori dei servizi di banca diretta. Ciò rappresenta il principale punto di forza a cui si affiancano anche l’elevato livello di efficienza e l’eccellenza tecnologica della piattaforma. Più difficile è invece capire come Fineco si inserisca nella strategia della controllante Unicredit, almeno nel segmento dei servizi di sportello tradizionali».
Dal punto di vista dei risultati finanziari il 2013 ha mostrato una flessione con un utile netto di 85,2 milioni di euro rispetto ai 125 milioni del 2012 ma dal punto di vista del patrimonio questo è invece cresciuto passando da 39,8 miliardi a 43,6 miliardi di euro. In termini di mera valutazione, le azioni Fineco trattano a premio rispetto a quelle dei concorrenti europei. Al minimo della forchetta di prezzo di collocamento il P/E, ovvero il rapporto tra il prezzo di Borsa e l’utile dell’ultimo bilancio chiuso, è pari a 24,9 volte che sale a 31,3 volte sul prezzo massimo. La media dei P/E delle banche dirette europee, di cui fanno parte oltre Comdirect anche Avanza, Binck, Dab e Nordnet, viaggia intorno alle 26 volte. Ma se si considera l’utile netto «normalizzato» di Fineco, ovvero depurato di una serie di componenti, negative, non ricorrenti, il P/E scende rispettivamente a 20,5 volte e 25,8 volte.
Guardando invece oltre oceano Fineco appare decisamente più conveniente. Prendendo come riferimento una lista di broker statunitensi molto attivi nel capo digitale, tra i quali Charles Schwab, Td Ameritrade ed E*Trade, il P/E medio sale a 37,8 volte. Ma in questo caso la differenza di valutazione riflette la distanza in termini di capitalizzazione trattandosi di società che arrivano a valere tanto una primaria banca tradizionale italiana. La data del debutto è prevista all’inizio di luglio con Fineco che farà parte del segmento Mta. Ma con una capitalizzazione che dovrebbe superare i 2 miliardi di euro, si candida a fare parte prima o poi della lista delle blue chips di Piazza Affari, proprio come la controllante Unicredit.

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