Francia e Germania a difesa degli aiuti di stato, L’Italia dov’è?
I tempi del protagonismo italiano in Europa grazie all’autorevolezza di Mario Draghi sono definitivamente archiviati. Dopo aver portato a casa il price cap sul gas – i cui effetti positivi si vedono ora sulle bollette di febbraio – ed avere avuto un ruolo ciaro nella vicenda russo-ucraina, l’Italia sembra ora tagliata fuori dai consessi che…

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I tempi del protagonismo italiano in Europa grazie all’autorevolezza di Mario Draghi sono definitivamente archiviati. Dopo aver portato a casa il price cap sul gas – i cui effetti positivi si vedono ora sulle bollette di febbraio – ed avere avuto un ruolo ciaro nella vicenda russo-ucraina, l’Italia sembra ora tagliata fuori dai consessi che contano in virtù di un isolamento politico iniziato con lo strappo con la Francia sui migranti e consolidato nelle interlocuzioni coi tedeschi nelle ultime settimane.

Missione franco-tedesca in Usa: l’Italia non c’è

Partiamo dalla missione che Francia e Germania faranno insieme negli Usa per affrontare la questione legata alla legge anti-inflazione messa in campo da Joe Biden. Una misura che il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha stigmatizzato a gran voce sostendendo che “offre vantaggi competitivi che, insieme ai prezzi dell’energia molto bassi negli Usa, rappresentano un rischio per le industrie europee”. Per questo Le Maire andrà martedì con l’omologo tedesco Robert Habeck a Washington, deciso a chiedere “trasparenza” all’amministrazione di Joe Biden per scongiurare una guerra commerciale transatlantica. Le Maire e Habeck chiederanno un meccanismo che imponga di rendicontare l’ammontare dei sussidi e dei crediti d’imposta che saranno concessi sul suolo americano. Così da permettere ai governi Ue di rispondere in modo speculare.

Tuttavia, se Francia e Germania possono essere in grado di aprire i cordoni della borsa e partecipare alla corsa agli aiuti di stato, molto minori sono i margini di manovra a disposizione dell’Italia, fuori dal tavolo e per questo determinata nel denunciare il rischio di frammentazione del mercato interno a svantaggio tutti quei Paesi che si ritrovano senza abbastanza spazio fiscale d’azione.

Il flop della Meloni sul debito comune

Del resto il tentativo di Giorgia Meloni di spezzare l’asse franco-tedesco è andato a vuoto già da prima di questo viaggio, con la visita a Berlino che si è rivelata un vero e proprio flop politico. Scholz ha chiuso nettamente la porta alla richiesta di Meloni di istituire un fondo sovrano per supportare le imprese europee, come risposta a quello americano lanciato da Biden. L’obiezione di Scholz è stata improntata alla real-politik: chi governa e controlla gli aiuti alle imprese dei 27 paesi dell’Ue? E del resto anche l’Olanda ha già detto chiaro di non volere nessun nuovo debito comune fino a quando non saranno spesi tutti i fondi esistenti di Next Generation Eu. Così l’interesse nazionale è tornato in primo piano, e l’Italia non ha la forza per affrontarne le dinamiche.

Il fronte delle alleanze europee

Un altro ostacolo sulla strada della presidente del Consiglio italiana sono i rapporti nel Parlamento Ue. Meloni sta infatti trattando – da presidente del gruppo Conservatori e Riformisti ECR – un’alleanza organica coi Popolari per tagliare fuori i Socialisti dalla maggioranza. Trattativa che ovviamente non è vista di buon occhio da parte del PPE come da Scholz e Macron, entrambi nel gruppo socialista. Un’altra dinamica per cui l’Italia rischia di isolarsi ulteriormente.

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