Gianni Letta, l’ex sotto segretario del governo Berlusconi e zio dell’attuale presidente del Consiglio, a passeggio con Salvatore Ligresti e Giancarlo Giannini, già presidente dell’Autorità che vigila sulle assicurazioni. La scena avviene durante un evento pubblico nella prima parte del 2011: «In questa circostanza Letta avrebbe preso sotto braccio Giannini e Ligresti affermando che per Giannini sarebbe stato trovato un posto istituzionale ». Sono le parole di Fulvio Gismondi, l’attuario del gruppo Fonsai, che ben ricostruiscono lo scudo politico e la copertura presso l’Autorità di vigilanza di cui godevano i Ligresti. Le frequentazioni con Letta avvengono ogni Natale, a casa dell’avvocato Giuseppe Consolo (ex An), e servivano per trovare un posto a Giannini, dopo il suo incarico presso l’Isvap. Ligresti aveva chiesto aiuto anche a Silvio Berlusconi per ricollocare “lo sceriffo amico” al quale secondo la ricostruzioni del pm Luigi Orsi potrebbe essere stata versata anche una ingente quantità di denaro. Non direttamente, ma secondo i rumors degli ambienti assicurativi riportati nei verbali dell’inchiesta, attraverso lo schermo di uno studio legale.
È Piergiorgio Peluso, figlio del ministro Annamaria Cancellieri e direttore generale di Fonsai per circa un anno fino a settembre 2012, a riferire i bisbigli alla procura: «All’interno di Fondiaria circolavano voci sul fatto che Ligresti e Giannini avessero rapporti per così dire privilegiati. Era ricorrente il rumor secondo il quale il canale di trasferimento di denaro fosse l’avvocato Tuccillo, un legale napoletano che aveva assunto l’incarico di occuparsi della liquidazione sinistri a Napoli e che percepiva parcelle significative». Le fonti di Peluso sono due, le lettere anonime, giunte anche all’ex ad di Fonsai, Emanuele Erbetta, finito agli arresti, e Sandro Salvati, il deceduto amministratore della Assicurativa Liguria, una controllata del gruppo Ligresti. «Salvati mi parlò di questa vicenda appena entrai in Fondiaria nel settembre 2011. Mi disse di andare a guardare con attenzione le parcelle di Tuccillo e mi fece capire che attraverso quel canale i soldi arrivavano a Giannini». Il riscontro è presto fatto dagli inquirenti: da Fondiaria Sai e dalla controllata Milano Assicurazioni, Tucillo ha ricevuto nel 2010 parcelle per complessivi 5,2 milioni di euro, nel 2011 altri 7,9 milioni e nel 2012 ben 15,1 milioni. «Non esiste nel mondo assicurativo afferma Gismondi – una prassi secondo la quale sia concentrata sul medesimo professionistauna data quantità di incarichi e di parcelle».
Anche Erbetta conferma la versione di Peluso e aggiunge che il rapporto con Tuccillo è sempre stato gestito da Fausto Marchionni, predecessore di Erbetta al vertice di Fonsai. «Tuccillo è amico di Marchionni». E Gismondi spiega: «L’avvocato organizzava gli incontri tra Giannini e Marchionni, a volte partecipandovi». E aggiunge: «Al riguardo e a riprova dei rapporti che legano Giannini all’avvocato Tuccillo, cito quanto riferitomi da Giovanbattista Mazzuchelli, amministratore delegato di Cattolica Assicurazioni: Giannini avrebbe ‘proposto’ o ‘indicato’ allo stesso il nome dell’av-vocato Tuccillo quale fiduciario per la regione Campania. Non va neppure dimenticato che uno dei figli di Giannini ha lavorato nello studio legale dell’avvocato Tuccillo, e forse ci lavora ancora ». Secondo Erbetta, Giannini avrebbe ricevuto dei soldi anche molti anni prima attraverso una onlus: «un broker segnalò l’opportunità che Fondiaria sponsorizzasse una colonia elioterapica gestita dall’ospedale Bambin Gesù di Roma, istituzione nell’ambito della quale operava come volontaria la moglie di Giannini. Riferii a Marchionni e lui autorizzò un contributo che fosse ragionevole e che credo si attestasse tra i 60 e gli 80 mila euro».
Tra i consulenti legali vicini alla corte dei Ligresti figurano poi altri due nomi di spicco: lo studio Cardia, guidato da Marco Cardia figlio di Lamberto, ex presidente della Consob, ora presidente delle Ferrovie dello Stato, e lo studio La Russa. Il primo ha ricevuto compensi per 1,3 milioni nel 2011 e per altri 2,3 milioni nel 2012, il secondo con uno stringato elenco di prestazioni, indicate come ‘parcelle sinistri’ e con un più vago ‘altre prestazioni di servizi’, circa un milione di euro: oltre 450mila a Ignazio La Russa, 211 mila al figlio Geronimo e 300mila a Vincenzo, fratello del parlamentare di Fratelli di Italia.