Giornata cruciale per Popolare di Vicenza e Veneto Banca
Banca Popolare di Vicenza fa il bis in Puglia

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Le due banche Venete pubblicheranno oggi i bilanci semestrali. Bilanci che dovrebbero, secondo le stime degli analisti, mettere in rilievo perdite consistenti e svalutazioni a livello record. I cda delle due banche popolari non quotate dovrebbero poi dare l’ok alle operazioni di aumento di capitale, al fine di rispettare il diktat della Banca centrale europea.

Riguardo alla Popolare di Vicenza, il cda dovrebbe varare un aumento di capitale da 1,5-2 miliardi e mezzo di euro, mentre nel caso di Veneto Banca la raccolta dovrebbe essere di capitali freschi 500 e 800 milioni di euro. Tutto nell’ambito del piano per trasformare i due istituti di credito veneti in società per azioni, in vista della quotazione in Borsa.

Per Popolare di Vicenza, la quotazione dovrebbe avvenire entro i primi tre mesi del 2016 mentre per Veneto Banca di parla di uno sbarco entro fine anno.

L’Associazione Azionisti Veneto Banca, guidata dall’ex presidente del Tribunale di Treviso Giovanni Schiavon (nella foto), ha annunciato verso la metà di agosto la decisione di ricorrere al Tribunale amministrativo regionale del Lazio per impugnare il regolamento attuativo della Banca d’Italia sulla riforma delle banche popolari e sospenderne gli effetti in via immediata.

Nella lettera, l’associazione degli azionisti dell’istituto di Montebelluna non esclude di rivolgersi anche alla Corte di giustizia europea per la presunta illegittimità di una riforma che, nelle parole di Schiavon, è stata fatta “senza alcun rispetto per gli azionisti, senza alcuna saggia e prudente gradualità e sulla pelle degli azionisti, i cui diritti economici sono stati cinicamente ignorati”.

Risulta improbabile effettuare nuove richieste di fondi sulla rete di azionisti- clienti, impoverita e irritata dopo anni di emissioni a prezzi così alti da rendere poco liquidabili i titoli dei soci. Così gli advisor finanziari e legali, in contatto con la Consob e le autorità bancarie, stanno studiando una modalità inedita: la richiesta di quotazione e la immediatamente successiva emissione di nuove azioni, in parte in opzione ai vecchi soci in parte offerte agli investitori istituzionali. Il processo che s’avanza oggi e nelle prossime settimane cambierà comunque i connotati ai due istituti, retti a lungo da leader locali (Vincenzo Consoli a Montebelluna per 18 anni, Gianni Zonin da 20 a Vicenza). Il primo ha già lasciato il timone, il secondo ha annunciato che lo farà con la trasformazione in spa della banca, già deliberata e in fieri. Tuttavia la strada verso il mercato sarà impervia, per i due marchi. Anche perché i ritardi nel liquidare i soci venditori di azioni, e le diffuse pratiche di finanziarli per acquistare azioni, potrebbero produrre un vortice di contenziosi e inchieste giudiziarie contro le due banche.

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3 commenti

  • Walter Bianco ha detto:

    LE AZIONI DI VENETO BANCA – Le mie considerazioni.

    Da un bel po’ di tempo, ormai, si parla della questione delle Azioni di Veneto Banca che non sono “vendibili” e questo mi ha fatto sorgere non poche perplessità sulla situazione venutasi a creare.
    Perplessità che partono da alcune considerazioni necessarie per capire che grandissima parte dei circa 90.000 soci della Banca siano da considerare più “depositanti/risparmiatori” che soci di rischio di una società. E questo al di là dei dettami del Codice Civile che, in questo senso, non darebbero scampo.

    Di fatto Veneto Banca da sempre, e ancora oggi, è una Banca Popolare Cooperativa per Azioni. Da evidenziare che le Azioni non sono quotate e che danno la facoltà al socio di esprimere un solo voto procapite in Assemblea, indipendentemente dal numero delle quote possedute.

    Ora c’è da dire che, per sua struttura, una Banca Cooperativa raccoglie adesioni al proprio Capitale non per motivi speculativi, dato che il valore delle quote viene definito in assemblea una volta all’anno in fase di approvazione del bilancio e non varia nel corso dell’esercizio, ma per proseguire in maniera solida nell’attività di intermediazione bancaria. Di conseguenza l’investimento in quote di Veneto Banca è sempre stato visto, da noi clienti, come un metodo di risparmio a medio termine con la possibilità, e questo fino al 2013, di disinvestimento a cura dell’Istituto, con cadenza Mensile (attività in capo al Consiglio di Amministrazione).
    Dico questo perché dette quote, non acquistate in borsa con la consapevolezza di una loro variabilità legata ai corsi, non hanno mai permesso speculazioni immediate sul corso stesso. Hanno sempre assegnato ai portatori un certo rendimento variabile nel corso degli anni, ma soprattutto non hanno mai permesso, nemmeno ai grossi investitori, la possibilità di incidere sulle “politiche creditizie“ della Banca proprio per l’unico voto procapite esprimibile dai soci.

    Quindi credo vi sia, necessariamente, una distinzione fra le Azioni quotate in Borsa, e quindi da considerarsi assolutamente Capitale di Rischio, dalle Azioni non quotate in capo, poi, ad una banca ad azionariato diffuso, Popolare e Cooperativa, come nel caso di Veneto Banca.

    A mio parere detti investimenti, almeno fino a 100.000 € di controvalore, andrebbero considerati come risparmi della gente, delle famiglie (pochi, come sappiamo, sono per numero gli investitori cosiddetti “milionari”) e, di conseguenza, salvaguardati come recita il dettame costituzionale.

    Caso contrario, ed è il mio timore, ancora una volta sono i tanti, o pochi, problemi di un Istituto, come questo, (ma la stessa cosa potrebbe valere per i circa 120.000 soci della Banca Popolare di Vicenza) che ricadranno indistintamente sulla massa dei piccoli risparmiatori permettendo, con la trasformazione in Spa e la possibile quotazione, l’acquisizione dell’Istituto da parte di grossi investitori finanziari a prezzi da liquidazione.

    E se vogliamo dirla tutta, il presunto esagerato prezzo delle azioni di Veneto Banca non poteva essere sconosciuto al cosiddetto “regolatore” (Banca d’Italia) che nel tempo ha sempre eseguito specifiche e minuziose ispezioni senza, a mio sapere, preoccuparsi più di tanto che le stesse finissero nel portafoglio di tanta gente semplice, affezionata alla “propria Banca” locale e convinta in un investimento “tranquillo”…

    Le nuove regole europee, sulle quali ovviamente non posso dir nulla, forse andavano applicate con maggiore gradualità, permettendo ai soci di disinvestire, almeno nei limiti sopra esposti (fino a 100.000 €) magari col supporto e la garanzia dello Stato, proprio perché tutto si potrà dire ma non certo che nei piccoli soci ci fosse la consapevolezza che i loro risparmi fossero investiti in capitale di rischio massimo come si è invece dimostrato. Ed è proprio qui che il Governo dovrebbe agire!

    A questo punto mi auguro che qualche collega Parlamentare “in carica” trovi il coraggio ma, soprattutto, la volontà, di agire, almeno con un’interrogazione, al fine di conoscere le intenzioni di questo Governo nel voler tutelare i tanti piccoli risparmiatori Veneti, ma non solo, i quali, per cause non dipendenti dalla loro volontà, si trovano a dover regalare agli speculatori i propri risparmi, anche di una vita.

    Sen. Walter BIANCO, Oderzo – Agosto 2015

  • Gianni ha detto:

    Sono correntista nella Popolare di Vicenza da oltre 30 anni, non ho mai avuto problemi con questa banca, mai un errore, personale gentile e all’alteza delle gestioni, all’inizio del 2014 mi è stato proposto di diventare azionista… in effetti guardando lo storico di queste azioni, il loro valore ha continuato ad aumentare anche quando le grandi banche erano in piena tempesta (e questo mi dava fiducia) ma guardando invece il rating della Pop Vicenza, secondo Standard & Poor, la banca aveva appena subito un altro ribasso. Essere socio di una banca, magari insolvente non era certo il mio desiderio e gentilmente ho rifiutato. Il seguito della storia è noto a tutti, sono felice di essere scampato alla trappola, ma deluso da chi me l’aveva tesa. Capisco l’amarezza del signor Walter Bianco, ma se guardava lo storico di quelle azioni capiva anche che negli ultimi 15 anni erano aumentate del 300%, nessun’altra banca aveva auto performance così eloquenti, ora la quotazione della banca era sui 5 miliardi (sovrastimata) ed era impossibile che questi incrementi potessero andare avanti raddoppiando ogni 5 anni, mentre una svalutazione del 25% poteva anche essere prevedibile. Non difendo la banca, lei è stato manovrato con ingenuità da chi sapeva bene come sarebbero andate le cose, ma a lei e a chi si sta per investire i suoi soldi dico una cosa sola, i soldi non si moltiplicano mai da soli, a fronte di un guadagno c’è sempre qualcuno che paga, se avete dei soldi in più che non sapete cosa farne, potete anche giocarveli al casinò o in borsa, ma se quei soldi sono i vostri risparmi di una vita è quantomento da polli giocarseli al casinò o investendoli nell’azionariato. Occhi aperti perchè i vostri soldi fanno gola a tutti!!

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