Le banche si rivolgono con più attenzione all’agroalimentare
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Un asset strategico per il Paese, in grado di trainare l’economia nonostante il perdurare della crisi, grazie a una forte propensione all’export. E’ il settore agroalimentare italiano, che ha registrato dal 2007 a oggi una crescita del 5% del valore aggiunto contro un calo del 12% da parte del settore manifatturiero. Una crescita sostenuta prevalentemente dalle esportazioni, che nello stesso periodo sono cresciute del 42% contro il 10% del settore manifatturiero. A ribadirlo è Nomisma, che ha anticipato alcuni dati del suo Osservatorio sulle filiere agroalimentari che verrà presentato in autunno.

In risposta alla crisi dei consumi interni, le Pmi dell’agroalimentare hanno reagito incrementando la propensione all’export. Ma tale capacità risulta ancora non del tutto dispiegata anche a causa delle ridotte dimensioni dei player: circa l’80% del settore, che comprende un totale di oltre 4mila imprese dell’alimentare italiano, è infatti costituito da microimprese. Il loro contribuito all’economia del Paese è molto contenuto, perché incidono solo per il 12% sul fatturato e per il 15% sul valore aggiunto. Al contrario, invece, via via che aumentano le dimensioni questo contributo parallelamente aumenta: per le Pmi è pari al 57% del fatturato complessivo del settore e del  50% del valore aggiunto mentre le grandi imprese, che a oggi sono circa un centinaio, forniscono un contributo al fatturato dell’11,3% e del 26,1% al valore aggiunto.

Nonostante un contributo al fatturato complessivo ancora contenuto da parte delle Pmi dell’agroalimentare, a loro si rivolgono, con più attenzione rispetto al passato, diverse banche italiane che hanno ridefinito l’offerta di finanziamenti specifici per il settore.

Unipol Banca ha definito pacchetti di prodotti e servizi che intendono coprire l’intera catena del valore, dalle imprese di produzione agricola a quelle di trasformazione del prodotto. Si tratta di quattro linee di finanziamenti e due tipologie di conto corrente, “Conto Valore Agroalimentare” e “Conto Valore Agroalimentare Più”. I finanziamenti di “Progetto Terra” consentono alle imprese agricole di affrontare tutte le necessità di finanziamento: dalle esigenze di breve termine specifiche per il ciclo colturale e produttivo (acquisto sementi, fertilizzanti, mangimi, lavorazioni di terzi, spese veterinarie) a forme di finanziamento a medio e lungo termine per opere di miglioramento agrario. “Progetto Vino”, “Progetto Olio” e “Progetto Formaggi” prevedono inoltre finanziamenti a breve e medio termine per l’acquisto di attrezzature o del prodotto sfuso, linee di credito destinate al sostegno nelle varie fasi della lavorazione fino ad arrivare allo stoccaggio dei prodotti.

Ancora più estesa invece l’operazione messa in campo da Cariparma Crédit Agricole, che ha stretto un rapporto quasi decennale con Sace con cui ha già perfezionato accordi di finanziamento destinati a importanti nomi del made in Italy come De Cecco, La Doria e Gruppo Rummo.

Il nuovo accordo mette a disposizione delle Pmi italiane complessivamente 150 milioni di euro di finanziamenti destinati allo sviluppo di attività di export e internazionalizzazione. Il sostegno delle imprese della filiera agroalimentare è garantito dall’iniziativa “Fidi di campagna”, le linee di credito dedicate alle esigenze economico-finanziarie specifiche delle imprese del settore conserviero.

L’intesa, presentata in occasione di Expo presso il padiglione “Cibus è Italia”, è stata firmata da Simonetta Acri, direttore della Rete Domestica di Sace, e Alessio Foletti, responsabile della Direzione Banca d’Impresa di Cariparma Crédit Agricole. “A prescindere dai vari volti con cui oggi si presenta l’agroalimentare italiano – ha dichiarato Foletti – il settore nel suo complesso ha bisogno di piattaforme integrate che consentono di competere all’estero. Occorre più che mai fare sistema in modo che tutti gli attori possano lavorare in modo coordinato. Il valore dei prodotti del food made in Italy ci è indiscutibilmente riconosciuto ma occorre portarlo sui mercati, farlo conoscere, distribuirlo. Occorre quindi mettere in grado le Pmi dell’agroalimentare di arrivare ai mercati più interessanti. Con Sace, che riteniamo un partner molto dinamico, intendiamo sostenere le imprese italiane nel percorso verso l’internazionalizzazione mettendo a disposizione le nostre competenze specifiche che ci derivano anche dal fatto di essere parte integrante di un gruppo che già dal nome rivela la sua vocazione agricola”.
Già oggi le Pmi con un fatturato non superiore a 250 milioni di euro possono chiedere agli sportelli del gruppo bancario linee di credito a breve o medio-lungo termine, destinate a finanziare esigenze di capitale circolante, progetti di internazionalizzazione e l’esecuzione di lavori con committenti esteri.

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