I giovani sono la nostra principale risorsa
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Come è noto lo sviluppo di un Paese si basa sulle risorse a sua disposizione.
La risorsa principale, prima di quelle naturali, minerarie, tecnologiche, etc è quella delle giovani generazioni.
Nel nostro caso ciò è ancora più importante perché, come ho chiarito nel mio articolo precedente questa risorsa tende ad essere sempre più scarsa : da una media annua di un milione di nascite siamo passati a meno di cinquecentomila nascite nel 2015. In questa situazione, già di per se grave, la crisi sta determinando l’aggravarsi della così detta povertà educativa.

Per povertà educativa si intende  “la privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”.

“Save the Children” nel suo  rapporto 2015  felicemente intitolato “Illuminiamo il futuro 2030” rlleva che:

  • In Italia, il 24,7% degli alunni di 15 anni non supera il livello minimo di competenze in matematica e il 19,5% in lettura. In altre parole uno scolaro su quattro non è in grado di ragionare in modo matematico, utilizzare formule, procedure e dati, per descrivere, spiegare e prevedere fenomeni, in contesti diversi. Nel caso della lettura, uno su cinque non è in grado di analizzare e comprendere il significato di ciò che ha appena letto.
  • L’Italia si colloca al 24° posto su 34 paesi OCSE. In ambito europeo, l’Italia si posiziona prima soltanto del Portogallo, della Svezia e della Grecia, che presentano rispettivamente le seguenti percentuali: 25%, 27% e 36%.
  • La povertà cognitiva risulta associata allo status socio-economico e culturale della famiglia.La povertà socio-economica dei genitori influenza la povertà educativa dei ragazzi in modo diverso, a seconda della zona geografica .Ad essere particolarmente svantaggiati, oltre alle regioni del Sud, sono anche i piccoli centri con meno di 2.000 abitanti, in tutte le regioni. La varietà dell’offerta educativa risulta generalmente più carente nei piccoli centri.
  • Nel nostro paese quasi la metà dei minori in età scolare non ha mai letto un libro, se non quelli di studio, il 70 per cento non ha mai visitato un sito archeologico, il 55 per cento un museo, il 45 per cento non ha svolto alcuna attività sportiva.

In altre parole non solo abbiamo scarsità della principale risorsa del Paese ma non la valorizziamo sufficientemente, anzi la maltrattiamo, la abbandoniamo rendendola facile preda della criminalità organizzata o comunque destinandola alla emarginazione.

Recentemente il Governo Italiano in collaborazione con alcune fondazioni bancarie, ha istituito un fondo sperimentale 400 milioni di euro per il triennio 2016-2018 come primo intervento per la povertà educativa. Iniziativa positiva ma evidentemente insufficiente considerata la dimensione del fenomeno.

A mio modesto parere l’impegno di educare i giovani, di inserirli nella società civile, investire tempo e denaro su di essi deve essere un impegno di ciascuno.

Il primo contributo che mi sento di chiedere ai lettori di questo breve scritto è che in ogni circostanza in cui si parli di pensioni, di sanità, di condizioni di vita si cerchi di introdurre nella discussione la “questione giovanile”.

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