I 400 milioni truffati ai piccoli risparmiatori

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Hanno il volto rassicurante del funzionario di banca, del direttore dell’ufficio postale, addirittura del docente universitario. In realtà si sono trasformati in aguzzini dei piccoli risparmiatori. E nei primi nove mesi del 2014 sono riusciti a far sparire circa 400 milioni di euro. Denaro che ignari cittadini, molti pensionati, avevano messo da parte e speravano di far fruttare, specialmente in tempo di crisi. Invece si sono ritrovati a secco, con il capitale iniziale sparito, in molti casi occultato all’estero e praticamente impossibile da recuperare. È il rapporto della Guardia di Finanza sulla «tutela del risparmio» a delineare un fenomeno che desta sempre più allarme sociale. L’attività di contrasto delle Fiamme gialle ha consentito di individuare una ventina di «Madoff» italiani e su molti altri sono in corso accertamenti. Ma evidentemente il miraggio di facili guadagni continua a tentare centinaia e centinaia di cittadini. Caso eclatante è stato quello di Alberto Micalizzi, docente di economia aziendale alla Bocconi di Milano, che lo scorso anno è riuscito a far sparire 300 milioni di euro potendo contare sulla disponibilità nel portafoglio clienti anche di alcune banche d’affari. Più modesti appaiono i suoi seguaci che comunque hanno occultato cifre mai inferiori al milione di euro.
Il meccanismo
a piramide
Il dossier lo evidenzia in maniera esplicita: «Non si tratta, al contrario di quanto comunemente percepito, di fenomeni isolati e limitati a ristretti ambiti provinciali. Il numero dei risparmiatori coinvolti e l’entità delle somme di denaro interessate da queste forme di truffa costituiscono gli indici per comprenderne la diffusione».
Si chiama «schema Ponzi» dal nome di un immigrato italiano negli Stati Uniti che negli anni Venti coinvolse circa 40 mila persone in una sorta di catena secondo la quale un investitore per guadagnare ne deve a sua volta coinvolgere un altro. La Guardia di Finanza avverte: «Al malcapitato vengono promessi altissimi rendimenti, in realtà corrisposti in minima parte e solo all’inizio del rapporto con le somme nel frattempo raccolte presso nuovi clienti. Il meccanismo procede spedito fino a quando non vengono avanzate richieste di restituzione dei capitali investiti svelando l’esistenza della truffa».
Il promotore
e i soldi dei frati
Ha fatto scalpore, nel giugno scorso, la truffa studiata dal promotore finanziario calabrese Massimo Cedolia che aveva avuto l’incarico di gestire il fondo alimentato con i soldi dei fedeli raccolti al Santuario di San Francesco di Paola. In realtà li ha usati per giocare in Borsa attraverso «una dissennata attività di trading online ad altissimo rischio, condotta contravvenendo alle prudenziali direttive dei frati e senza autorizzazione». Peccato che i guadagni li tenesse per sé: al momento dell’arresto gli sono stati sequestrati «28 fabbricati, 8 terreni, 10 automezzi per un totale di due milioni e 300 mila euro». Ma per ottenere la restituzione dei soldi i religiosi dovranno attendere la fine del processo in Cassazione.
Nel dossier è citato anche il caso di Benvenuto Morandi, ex direttore della Banca Intesa Sanpaolo di Fiorano al Serio ed ex sindaco del Comune Valbondione, arrestato il 9 maggio scorso per ordine del giudice di Bergamo. «Abusando del doppio ruolo di direttore e primo cittadino — è scritto nella relazione — ha sottratto 20 milioni di euro dai rapporti di conto riconducibili a diversi clienti». In questo caso i correntisti erano ignari di quanto accadeva, non avevano dato alcun assenso a investimenti spericolati: «L’indagato predisponeva false contabilità bancarie relative all’emissione di assegni circolari, alla disposizione di bonifici e prelevamenti in contanti a nome degli ignari titolari dei conti correnti». Alcuni suoi colleghi hanno invece fatto leva sulla propria professione di dipendenti di istituti di credito per invogliare i correntisti a tentare la fortuna con investimenti in titoli. Peccato che la documentazione fosse contraffatta e il denaro non sia stato ancora rintracciato.
I broker
e i certificati
Lo «schema Ponzi» è quello più in voga tra i promotori finanziari. A Ferrara è stato arrestato un broker che «attraverso la produzione di falsi certificati di investimento riferiti a operazioni remunerate apparentemente con alti tassi di interesse, ha tratto in inganno oltre 100 risparmiatori sottraendo loro un patrimonio complessivo che supera gli 11 milioni di euro». Ingegnoso anche il sistema messo in piedi da un suo collega di Varese che «trasferiva dai conti dei clienti a quelli di alcuni sodali ingenti somme di denaro, carpendo la fiducia delle sue vittime e di alcuni funzionari di banca attraverso l’uso di documenti e contratti falsificati».
Una truffa da ben 4 milioni di euro è stata contestata a Pierpaolo Visintin, promotore di Pordenone che investiva in fantastici viaggi i soldi a lui affidati da commercianti e pensionati. Ne ha raggirati 40 riuscendo a portarsi via almeno quattro milioni di euro.

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