Il capitalismo verrà a poco a poco distrutto
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È quanto sostiene “Postcapitalism”, saggio scritto da Paul Mason, che definisce la nuova era in cui stiamo entrando appunto “postcapitalismo” la cui precondizione è l’abbondanza, di informazioni e beni scambiati liberamente.

Questo cambiamento epocale è reso possibile da tre forze create negli ultimi 25 anni dall’information technology. Prima di tutto la nuova struttura ha ridotto il bisogno di lavorare grazie all’automatizzazione e ciò ha creato linee di separazione meno nette tra impiego e tempo libero, lavoro e salario.

In secondo luogo, l’abbondanza di informazioni sta sgretolando un mercato in cui i prezzi vengono stabiliti quasi tramite un sistema di monopoli. Infatti, cercare di catturare e privatizzare informazioni prodotte in maniera collettiva, come vogliono fare i giganti tecnologici, va contro quello che è un bisogno umano basilare: usare le idee in modo libero.

Terzo: crescita spontanea di produzioni collaborative a livello di beni e servizi ma anche di organizzazioni che non seguono i diktat del mercato o della gerarchia classica manageriale. Un esempio su tutti? Wikipedia, fatto da volontari e che ha messo in crisi il business delle enciclopedie e della pubblicità per circa tre miliardi di introiti in meno all’anno.

E poi vediamo fiorire nuovi tipi di valute, banche del tempo, cooperative, sviluppatesi soprattutto dopo la crisi finanziaria del 2008. Per ora questi nuovi business spesso sono basati sulla valuta del post-capitalismo che sono tempo libero e networking. Certo al momento sembra un sistema inefficiente e non in grado di sostituire l’attuale, ma, ricorda Mason, così accadde anche quando la moneta apparve per la prima volta.

Ciò che prevede l’autore è una via d’uscita che diventerà veramente tale quando entreranno in gioco i governi e anche il modo in cui la gente si pone nei confronti della proprietà, tecnologia e lavoro. Per ora quello che è certo è che la crisi del 2008 ha cancellato il 13% della produzione globale e il 20% del commercio. La crescita globale è ancora in campo negativo e nell’Occidente la fase di depressione ha ormai superato quella del 1929-33 e gli economisti sono terrorizzati dalla prospettiva di una recessione assai lunga.

Finora la soluzione sono state austerità e iniezioni monetarie, ma non sembrano funzionare davvero.
La soluzione va forse ricercata, suggerisce Mason, in un testo di Karl Mark, “Frammento sulle macchine”, in cui il filosofo tedesco immagina che le informazioni vengano immagazzinate e condivise in quello che chiama “intelletto generale”. E, scrive Marx, la sua esistenza avrebbe “fatto saltare il capitalismo”.

Ora, solo quella che oggi chiamiamo “sharing economy” può segnare la strada per superare il sistema di mercato attuale, ma bisogna che gli Stati intervengano per facilitarne il corso e probabilmente post-capitalismo e capitalismo sopravviveranno insieme ancora per decenni, ma ormai la strada del cambiamento è tracciata.

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