Il QE si è dimostrato quasi un flop
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I numeri sull’inflazione in Eurozona dimostrano che il QE della Bce di Mario Draghi non solo non ha dato risultati soddisfacenti nell’allontare la minaccia della deflazione, ma si è dimostrato quasi un flop. Tanto che, secondo Ruben Segura-Cayuela, economista dell’area euro presso Bank of America Merrill Lynch, la stessa Bce sarà probabilmente sorpresa di apprendere che nel mese di novembre l’indice dei prezzi al consumo è rimasto praticamente ingessato a un tasso di crescita di appena lo 0,1%. Intervistato da Reuters l’analista ha affermato che:

“Il rapporto relativo all’inflazione non è in linea con il trend che la Bce aveva previsto. (A questo punto) crediamo in una estensione degli acquisti QE di un anno, per un ammontare che potrebbe salire fino a 70 miliardi di euro al mese”.

A suo avviso, inoltre, il tasso sui depositi potrebbe essere tagliato dal -0,2% attuale al -0,3%.

Più aggressive le stime degli analisti di Citigroup, secondo cui due saranno i grandi annunci che il numero uno della Bce farà nelle prossime ore.

Il primo: i tassi sui depositi che le banche parcheggiano presso la Bce saranno dimezzati, dal -0,2% attuale a -0,4%.

Il secondo: Draghi porterà il valore dei bond che acquista ogni mese dagli attuali 60 miliardi a 75 miliardi al mese, estendendo il piano di Quantitative easing per almeno altri sei mesi, fino al marzo del 2017, e per un valore extra complessivo di 585 miliardi di euro.

D’accordo su un intervento incisivo da parte della Bce anche Jasper Lawler, di CMC Markets:

“Il fatto che l’inflazione sia stata peggiore delle attese avalla le speculazioni su un intervento maggiore della Bce, nella giornata di domani. Il dato potrebbe fare la differenza portando la Bce ad aumentare la quantità di asset che acquista ogni anno piuttosto che limitarsi a prorogare il programma QE”.

Non solo il dato sull’inflazione è stato peggiore delle attese, con l’indice dei prezzi al consumo salito +0,1% su base annua, rispetto al +0,2% atteso dal consensus. Un campanello d’allarme è arrivato dall’inflazione core – dato depurato dai prezzi energetici, alimentari e tabacco – , cresciuta di appena +0,9%, in evidente rallentamento rispetto al +1,1% dello scorso mese.

Timo del Carpio, economista esperto di Europa presso RBC Capital Markets, afferma che non esiste alcuna “chance realistica” che il tasso di inflazione (dell’Eurozona) riesca a centrare le attese che gli stessi economisti della Bce hanno stilato tre mesi fa:

“Le proiezioni più recenti dello staff della Bce – che sono state pubblicate a settembre – hanno rivelato un outlook di una inflazione in crescita a  un tasso dello 0,4% su base annua nel corso del quarto trimestre del 2015. Considerando il dato di oggi, ciò significa che il tasso di inflazione dovrebbe salire almeno dello 0,8% su base annua a dicembre, per fare in modo che tali stime siano ancora valide. E’ ovvio che riteniamo che tale obiettivo sia troppo alto per concretizzarsi, anche tenendo conto degli effetti dei cali dei prezzi del petrolio dello scorso anno (che dovrebbero farsi sentire – in paragone con i dati di quest’anno – nei mesi di dicembre e gennaio). In altre parole, tale risultato (relativo all’inflazione) rappresenta un’altra notizia negativa per la Bce”.

Per questo, del Carpio prevede un ulteriore taglio ai tassi sui depositi di 20 punti base e una estensione della durata del piano QE di altri sei mesi.

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