Il tasso sui mutui? Lo calcola la Ue

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L’Europa che oggi festeggia il premio Nobel per la pace non dimentica i suoi tanti problemi: e fra tutti, quello che un broker italiano di Londra ha chiamato beffardamente «Eurubor». Cioè l’Euribor, il principale tasso di riferimento per il mercato interbancario del pianeta euro: dopo infinte polemiche e scandali soprattutto in Gran Bretagna, la Commissione europea sta progettando di toglierne il controllo alla Federazione bancaria europea e di affidarlo a una autorità che faccia capo direttamente alla Ue, formalmente esterna alla banche. E su tutt’altro piano, attraverso il suo Antitrust (notizia pubblicata dal Wall Street Journal ), Bruxelles sta anche per mettere sotto indagine per collusione 12 banche, accusate di aver formato dei «cartelli», di aver cioè manipolato e concordato il tasso, danneggiando così gli interessi dei cittadini. L’Euribor non è infatti un parametro astratto: ma qualcosa che può interferire direttamente sulla vita quotidiana di chiunque, per esempio di chi vuole acquistare una casa.
Ieri il portavoce del commissario Ue al mercato interno Michel Barnier ha confermato che l’idea di affidare l’Euribor a un controllore europeo è «una delle linee di riflessione sulla governance di questo meccanismo, sull’uso dell’indice, sui dati corretti per determinarlo». In una parola, su tutti gli indici di riferimento dei mercati finanziari.
Quanto all’indagine dell’Antitrust sulle 12 banche, che sarebbe già sulla pista di decollo, il portavoce del commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia ha confermato solo che è in corso l’inchiesta sui prodotti finanziari basati sull’Euribor: «La consideriamo una delle nostre priorità, non posso dire di più e tantomeno i nomi delle banche coinvolte». Non ci vorrà molto, per sapere tutto o quasi. Ma intanto, è abbastanza intuibile che la Federazione bancaria europea punti a non fare la fine della sua «cugina», l’Associazione dei banchieri britannici, cui le autorità inglesi hanno tolto il controllo del Libor («London inter bank offered rate», il tasso variabile inglese che governa gli scambi di denaro fra le banche di Sua Maestà). Nella «City», ma anche a Bruxelles, ben pochi hanno dimenticato quanto successo fra il 2005 e il 2009, le manipolazioni – ordite su enormi transazioni finanziarie – di cui venne accusata soprattutto la Barclays Bank; e le proteste per la presunta «indifferenza» della stessa Federazione bancaria, che in più d’un caso avrebbe assistito a certi traffici senza suonare l’allarme. Proprio per le presunte «adulterazioni» del Libor è stato incriminato a Londra un ex broker della Deutsche Bank. Mentre a New York – altro esempio di certi controlli rilassati – la Procura generale ha messo sotto torchio la Bear Stearns, controllata di JPMorgan, sotto l’accusa di aver accordato mutui residenziali «impossibili», cioè dai rischi troppo alti e poco giustificati: quando la bolla scoppiò, quelle acrobazie finanziarie portarono agli investitori troppo distratti perdite calcolate in più di 22 miliardi di dollari.

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