Il vino bio del Trentino minacciato da grandine e peronospora
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Le grandinate di luglio hanno provocato danni alla produzione in molte vigne del Trentino, ma a preoccupare i viticoltori è soprattutto la peronospora, il fungo che colpisce le viti. «Ora è quasi tempo di vendemmia e si spera in condizioni meteorologiche favorevoli alla maturazione dei grappoli», sostengono gli esperti della Fondazione Edmund Mach. In Trentino sono 1.371 gli ettari di vite coltivati con metodo biologico, pari al 13,3% della superficie complessiva viticola. «L’annata 2023 è stata caratterizzata da un’elevata pressione di peronospora, provocata principalmente dalle infezioni avvenute tra la fine di maggio e la prima metà di giugno», fa sapere la fondazione.

L’altro patogeno che minaccia le viti è l’oidio, per combattere il quale nelle vigne bio vengono utilizzati prodotti a base di zolfo: «Sui grappoli non trattati – ricorda la Fondazione Mach – la diffusione di oidio si è manifestata precocemente e risultava già elevata a fine giugno. Contro la peronospora, invece, l’agricoltura biologica ricorre a prodotti a base di rame a basso dosaggio.

Per aiutare la vendemmia, che è cominciata ai primi di agosto, è finalmente stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il Dpcm che integra i flussi stagionali con l’ingresso di 40mila lavoratori extracomunitari, che il mondo agricolo deve dividere con l’industria del turismo. Le quote previste dal Dpcm integrativo, ricorda la Coldiretti, sono state già ripartite tra gli Ispettorati territoriali del lavoro, le regioni e le province autonome sulla base delle effettive domande pervenute agli sportelli unici per l’immigrazione e del fabbisogno segnalato a livello territoriale. Sempre secondo la Coldiretti, quest’anno la produzione nazionale di uva nei vigneti è stimata in calo di circa il 14%.

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