In caso di crisi di un istituto di credito pagano i clienti
recesso

Ancora nessun commento

Il miglioramento delle condizioni di fondo dell’economia e dei mercati, determinato dalle misure espansive della Bce, si sta riflettendo positivamente sulle condizioni applicate alla clientela dalle banche i cui bilanci «continuano a risentire, tuttavia, della protratta debolezza dell’attività economica, che pesa sulla qualità del credito e sulla profittabilità degli intermediari». A dirlo è il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che al Senato interviene sulle nuove regole previste in sede Ue a partire dal primo gennaio prossimo per risolvere le eventuali crisi bancarie. Regole che però vedono l’Italia in ritardo nel loro recepimento, con rischi per la completa comprensione da parte di tutti i protagonisti del mercato.
In particolare Visco si è soffermato sulle norme del bail-in che in caso di crisi di un istituto di credito chiamano in causa in primo luogo gli azionisti e i creditori, e quindi anche i risparmiatori – esclusi i depositanti – che investono in azioni, in obbligazioni e altri prodotti bancari. «La clientela, specie quella meno in grado di selezionare correttamente i rischi, va resa pienamente consapevole del fatto che potrebbe dover contribuire al risanamento di una banca anche nel caso in cui investa in strumenti finanziari diversi dalle azioni», rileva Visco. Il quale accenna anche al problema delle sofferenze bancarie che la Banca d’Italia sta cercando di risolvere assieme al ministero dell’Economia, muovendosi tra le difficoltà delle regole europee sugli aiuti di Stato. «Serve intervento pubblico», magari «conveniente» per lo Stato, «con una partecipazione del sistema dei privati» dice Visco, in linea con quanto rilevato recentemente dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sull’intenzione del governo di muoversi sull’intervento pubblico quantomeno per le piccole e medie banche.
E Padoan ieri ha presentato e firmato con il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti il nuovo protocollo sulle Fondazioni di origine bancarie che ancora – 67 su 88 – hanno partecipazioni in istituti di credito. Si tratta del terzo tassello della regolamentazione di questi enti dopo le leggi Amato e Ciampi, il «punto di arrivo del percorso di riforma avviata 25 anni fa» che «risponde al più ampio cambio di marcia del sistema economico dell’Italia» ha affermato Padoan. «Il protocollo darà un ulteriore impulso alla nostra attività liberando nuove energie per creare una maggiore coesione sociale» ha osservato Guzzetti mentre l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha voluto testimoniare come la sua banca, «campione nazionale» e «quarta banca europea per valore di Borsa, «non ci sarebbe se non ci fossero state le Fondazioni».
Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI