Intesa, Unicredit, Mps. Perché volano gli sportelli fra banchieri e sindacati

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Non si tratta più sul contratto dei bancari. Tra sindacati e Abi la rottura è un dato di fatto e dalla fine di quest’anno i 309mila lavoratori del settore non avranno più il vecchio Ccnl. E sarà sciopero a gennaio.

“NON SI PUÒ ANDARE CONTRO LA LEGGE DI GRAVITÀ”
“Le banche non possono andare contro la legge di gravità per il rinnovo del contratto di categoria. Se i ricavi sono stabili o in discesa e il costo unitario del lavoro cresce non quadriamo i conti”. Queste sono solo le ultime dichiarazioni rilasciate dal presidente del Comitato sindacale dell’Abi, Alessandro Profumo, a Focus Economia su Radio 24. Ribadendo che è pronto a riaprire il dialogo e che il 31 dicembre la disdetta del contratto sarà comunque data anche se “la eventuale disapplicazione avviene dopo un certo periodo di tempo se non si fa un accordo”.

DI CHI È LA COLPA?
La diatriba va avanti da mesi. A settembre 2013 l’Abi aveva disdettato il contratto in scadenza a giugno e a ottobre le sigle sindacali hanno dichiarato lo sciopero ad ottobre. Le trattative erano riprese solo a maggio 2014 quando era stata decisa la proroga del Ccnl fino al prossimo 31 dicembre. La rottura definitiva è invece avvenuta nella mattina di martedì 25 novembre a un’ora dall’inizio dell’incontro che sarebbe potuto durare fino a 48 ore. Evidentemente le posizioni erano nette quanto distanti.

SINDACATI ANACRONISTICI, DICE L’ABI
E ovviamente, anche se l’atto fisico di alzarsi dal tavolo l’hanno fatto i sindacati, ogni parte accusa l’altra di aver causato la fine della trattativa. L’Abi ha definito anacronistica l’indisponibilità dei sindacati a valutare le aperture messe sul tavolo. Palazzo Altieri che ha confermato “la volontà di continuare a confrontarsi a tutto campo con i sindacati senza alcun intento strumentale ma con l’esigenza di adeguare il settore a scenari nuovi e profondamente diversi”, ha ricordato inoltre alle parti “i cambiamenti strutturali che il settore sta attraversando e ha ribadito la volontà di discutere di salvaguardia del potere d’acquisto e trovare soluzioni innovative che diano prospettive di sostenibilità alle banche ed ai lavoratori”.

LA COLPA È DELL’ABI, SECONDO I SINDACATI
Ma per i sindacati la storia è diversa. Innanzitutto non intendono trattare sub condizione o con pregiudiziali irrevocabili. Oltre che sulla base di numeri – quelli portati dall’Abi – che non descrivono la realtà del lavoro bancario. Secondo il segretario della Fiba, Giulio Romani, la proposta di contratto avrebbe comportato dal prossimo anni tagli sul costo del lavoro per 500-600 milioni: per chi entra in banca oggi significherebbe il 20% di stipendio in meno all’anno (3.200 euro) e il 10% in meno per la pensione. “Il sistema bancario – ha detto Romani – pensa di scaricare sui lavoratori il costo della crisi quando il vero problema è l’ attivo deteriorato delle banche”. Per il segretario della Uilca, Massimo Masi, la proposta dall’Abi è “del tutto irresponsabile” e secondo Agostino Megale della Fisac “Profumo a nome dell’Abi ha rappresentato ancora una volta la stessa posizione delle precedenti. Non c’è stato quel cambio radicale che avevamo chiesto”. Ironico invece il leader della Fabi, Lando Sileoni: “L’ Abi ha perfettamente ragione: siamo anacronistici perché difendiamo i diritti dei lavoratori. Onore al riformismo dei banchieri”.

LA PROPOSTA
Su due punti in particolare il dissidio è apparso insanabile. “Mentre il sindacato ha proposto una piattaforma contrattuale coraggiosa e moderna che pone al centro il tema del cambiamento del sistema bancario nel nostro Paese – ha dichiarato in una nota il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra – l’Abi ha confermato le proprie posizioni fondate principalmente sulla riduzione strutturale delle dinamiche di costo determinate da Tfr, scatti di anzianità e inquadramenti, nonché sull’ indebolimento dell’area contrattuale”.una sintesi di cosa i sindacati hanno reputato inaccettabile nell’impianto di nuovo contratto dei banchieri. Per l’Abi un sistema sostenibile non può contemplare automatismi come gli scatti: soprattutto su questo e sulla revisione della base di calcolo del Tfr, i sindacati hanno assunto una posizione dura.
“I lavoratori – scrive Repubblica – chiedevano il recupero degli scatti di anzianità e di non cambiare il perimetro di calcolo sul Tfr. Ma il mandato che Alessandro Profumo, rappresentante per l’Abi nella trattativa, aveva ricevuto dall’esecutivo dei banchieri settimana scorsa era rigido” e “rispetto alla richiesta sindacale di recuperare l’inflazione, con un aumento economico triennale del 6,05%, Abi ha ribadito l’impossibilità di scostarsi da un aumento inflattivo dell’1,85% (pari a circa 53 euro medie per i prossimi tre anni)”.

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