La Cassa di risparmio di Bolzano ha chiuso il 2014 con una perdita di 231 milioni di euro
Itas si mette alla finestra e guarda al riassetto che coinvolge la Cassa di risparmio di Bolzano

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Il copione è quello più volte visto nelle crisi bancarie di questi anni: sofferenze e incagli che si accumulano a ritmi incessanti, la banca svaluta poco per non sprofondare in perdita, ma infine ecco il redde rationem con l’inevitabile profonda pulizia e le copiose perdite che fanno capolino d’incanto. Se il canovaccio è questo ed è già andato in scena è il luogo della rappresentazione che lascia sorpresi. L’ennesima debàcle avviene nel profondo Nord, a Bolzano, provincia ricca,laddove l’Italia lambisce cultura e rigore germanico. La Cassa di risparmio di Bolzano (Sparkasse per gli alto-atesini) ha chiuso il 2014 con una perdita del tutto inusuale per 231 milioni di euro, sei volte la perdita per “soli” 37 milioni del 2013. Per una banca abituata fino al 2012 a fare utili per una decina di milioni è una botta. Di fatto una caduta rovinosa. Quella perdita infatti ha portato il capitale a soli 470 milioni, troppo poco per andare avanti come se nulla fosse. E che sia un piccolo terremoto lo dimostra il radicale cambio al vertice della primavera 2014: via l’ex presidente Norbert Plattner e subito dopo il direttore generale Peter Schedl da anni ai vertici dell’istituto . Nuovo Cda, nuovo direttore generale (Nicola Calabrò da marzo 2015), nuovo presidente (Gerhard Brandstatter) e cambio drastico di rotta. Quel cambio di passo ha voluto dire per prima cosa pulire il bilancio.

In mezzo un’ispezione di Banca d’Italia chiusa da pochi giorni e voilà ecco la perdita da oltre 200 milioni. A provocare il buco storico le maxi-svalutazioni sui crediti inesigibili tenuti ancora a bilancio che sono stati rettificati per oltre 340 milioni. Un passo evidentemente necessario dato che la banca di Bolzano ha crediti deteriorati lordi per 1,4 miliardi su 6,5 miliardi del portafoglio crediti.Un valore elevato che dice che la crisi ha morso forte anche lì nell’estremo Nord. Eppure Bolzano resta terra ricca con reddito pro-capite alto. Le indiscrezioni raccontano di una banca che si è espansa nel Nord Est, si è concentrata troppo sul corporate e sull’immobiliare e lì è franata con la recessione. Ma la pulizia è solo il primo passo. L’unica consolazione è che ora con le maxi-svalutazioni la Sparkasse ha portato il livello di copertura totale dei crediti malati al 43%, soglia in grado di mettere al riparo l’istituto da nuove sorprese. Detto questo però, ora arriva il conto per i 24mila soci azionisti. La banca, secondo fonti, vuole lanciare un aumento di capitale consistente da 250 milioni, cento milioni in più della cifra finora ipotizzata. Un valore che è la metà dell’attuale capitale e che chiama i soci per la seconda volta a mettere mano al portafoglio.

Nel 2012 la Sparkasse chiese 96 milioni ai suoi oltre 20mila azionisti, con quelli che intende chiedere nel 2015 siamo a 350 milioni in soli tre anni. Quei 96 milioni sono intanto stati tutti bruciati. Il passo grande spetterà alla Fondazione che detiene tuttora il 66% del capitale. I mezzi ci sono ma il Tesoro chiede anche alle Fondazioni di ridurre drasticamente il peso. Si vedrà quanto e come la Fondazione supporterà la banca.
L’altra amara sorpresa sarà con ogni probabilità una nuova svalutazione del prezzo delle azioni che diverrà inevitabile fare prima dell’aumento di capitale . Doppio sforzo quindi per i soci in un 2015 che si attende caldo in quel di Bolzano.
Oltre alle perdite subite, al probabile deprezzamento dell’azioni e al fatto di dover sostenere di nuovo la banca, le migliaia di piccoli soci sono reduci dalla cocente delusione del Fondo immobiliare chiuso Dolomit gestito da Deutsche Bank e collocato da Sparkasse. Lanciato nel 2005 con 100 milioni raccolti è finito in liquidazione con una perdita secca del 40%. La banca è intervenuta con un’Opa di scambio offrendo ai sottoscrittori uno zero coupon che dovrebe restituire il capitale investito nel 2005. Ma vorrà dire aspettare una quindicina d’anni per non segnare più perdite da quell’investimento. Un tempo lungo. Sarà profondo e ricco Nord, ma la crisi bancaria è arrivata pure qui. Ora si riparte ma a un prezzo salato per i bolzanini.

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