La Perla lascia 350 persone senza stipendio
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Nel sito produttivo bolognese La Perla è (di nuovo) emergenza e, complice il rallentamento estivo di ogni attività privata e pubblica, non si intravede una soluzione a breve (nella foto in alto, la sede di via Mattei, a Bologna). Che invece sarebbe necessaria: da questo mese le 350 lavoratrici della fabbrica dove si produce abbigliamento intimo di lusso (La Perla fu tra i soci storici di Altagamma, prima di entrare, oltre dieci anni fa, in profonda crisi) sono senza stipendio. Buste paga che erano già state alleggerite da un accordo di solidarietà, parte di un piano di rilancio concordato tra rappresentanti dei lavoratori, management e proprietà, il fondo olandese Tennor, guidato dal finanziere tedesco Lars Windhorst.

La denuncia dei sindacati

«Siamo di fronte al mancato rispetto di impegni presi in primavera dal fondo e messi nero su bianco in regione – spiegano Stefania Pisani di Filctem Bologna e Simone Cavalieri di Filctem Emilia-Romagna –. A inizio maggio la proprietà aveva annunciato che entro un mese sarebbero arrivati i 60-70 milioni necessari per pagare i fornitori, rimettere in marcia lo stabilimento di via Mattei e riprendere a sviluppare prodotti a pieno ritmo». I segnali di scorrettezza, per usare un eufemismo, da parte dal fondo erano arrivati già all’inizio dell’estate e i sindacati – Filctem, Femca e Uiltec – avevano richiesto a metà luglio un incontro a Roma, presso il ministero delle Imprese e del made in Italy. I sindacati fanno sapere di non aver ricevuto risposte e di sperare che l’incontro venga messo in agenda appena i lavori dei ministeri e del Parlamento torneranno a pieno regime. «Occorre un intervento immediato e diretto: 350 persone sono senza stipendio e senza alcuna certezza sul loro futuro. Parliamo di lavoratrici di altissima professionalità, con esperienza di decenni in un settore, il tessile-abbigliamento di fascia alta, che, stando a molti proclami, è il patrimonio del made in Italy», dicono le organizzazioni sindacali.

La presa di posizione del presidente dell’Emilia-Romagna

Parole dure sono arrivate anche dal presidente dell’Emilia-Romagna e dall’assessore allo Sviluppo economico della regione: «La decisione presa dalla proprietà di La Perla – hanno detto Stefano Bonaccini e Vincenzo Colla – è una palese violazione degli impegni assunti con le istituzioni e con i sindacati». C’è un’ulteriore anomalia, oltre al mancato rispetto delle intese: superata la crisi del Covid, che ha creato difficoltà persino alla resilienza del lusso, la domanda di lingerie di alta gamma è tornata a livelli pre Covid. «Quando si riesce a produrre e poi vendere online, le collezioni La Perla vanno esaurite, grazie alla qualità del prodotto e alla notorietà del marchio – sottolineano i sindacati –. Appare chiaro che il fondo non vuole impegnarsi nel rilancio. Oltre a risolvere l’emergenza stipendi, si cerchino allora acquirenti interessati a questa eccellenza».

L’unità sindacale e gli appelli al ministero per l’intero Tma

Il 1° agosto Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil avevabn preso parte al Tavolo della Moda convocato dal ministro Adolfo Urso presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy, incontro che seguiva quello del 23 gennaio. I sindacati avevano ribadito le richieste già avanzate nelle precedenti occasioni: l’avvio, sempre in sede ministeriale, di specifici tavoli tematici per rendere concreto ed esecutivo il lavoro svolto dalle parti sociali, a partire da quanto inserito nei Ccnl di riferimento e già presentato al Governo. Ovvero, si leggeva in un comunicato: applicazione delle norme a tutela della prevenzione e sicurezza sul lavoro; politiche contro la concorrenza sleale e i fenomeni di dumping contrattuale; rafforzamento delle politiche di reshoring, necessità di risorse certe a favore della formazione tecnica e professionale, utilizzando al meglio quanto disponibile anche nel Fondo Nuove Competenze e nei Fondi Interprofessionali; il sostegno a favore del lavoro femminile e delle misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Situazione di stallo

«È ora di passare dalle parole ai fatti –avevano ribadito le segreterie nazionali di Filctem, Femca, Uiltec al termine dell’incontro – riteniamo importanti alcuni interventi nel DdL Made in Italy, come il fondo sovrano correlato a sostegno delle filiere del tessile che indica misure di sostegno per istruzione e formazione, promozione e tutela del Made in Italy e Lotta alla contraffazione. Tuttavia, riteniamo che occorra aumentare le risorse a disposizione e che non sia più rimandabile affrontare le altre questioni urgenti che attendono una immediata risposta da parte del Governo, come quella del reshoring, della prevenzione e sicurezza sul lavoro, del sostegno al lavoro femminile»

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