La tagliola del caro energia è scattata anche ai piedi delle PMI
I maggiori costi di energia finiscono per ridurre i margini di guadagno delle attività e dunque la libertà di investire e innovare.
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I maggiori costi di energia finiscono per ridurre i margini di guadagno delle attività e dunque la libertà di investire e innovare. Ma chi vuole reagire alla situazione sceglie di fare ricorso a risorse proprie, il capitale personale insomma, piuttosto che a fondi e banche. “La situazione non è così negativa come si poteva temere – dice Nicola Scarlatelli, presidente di CNA Torino – segno che le imprese sono tenaci e resilienza nel difendere le proprie posizioni di mercato“.

Prezzi alle stelle

Facendo il punto della situazione, emerge che se fatturato e vendite di fatto tengono, è assolutamente la stragrande maggioranza quella che indica aumenti dei costi delle materie prime (92,6%) e dei prezzi dei prodotti finiti (68,6%).

La conseguenza, per i prossimi mesi, è una cautela venata di pessimismo. Il 56,7% dice che ci vorrà almeno un anno per uscire dalla crisi, ma c’è quasi un terzo (31,5%) che non ha idea di quando tutto questo finirà. Tanto che quasi la metà delle aziende (49,8%) prevede di calare con gli investimenti,  avendo meno risorse da spendere.

Voglia di export

I numeri dicono che sta aumentando l’apertura delle piccole e piccolissime ai mercati esteri: negli ultimi anni la quota di chi ha sbocchi solo sul mercato domestico è scesa dal 66,7 al 58,1%. Mentre quasi il 30 lavora per aziende che esportano e il 12,2% lavora direttamente con altri mercati. Un dato superiore a quello piemontese.

Poco aiuto dalle istituzioni

Certo, tra i lati negativi c’è quella che le imprese lamentano come una “inadeguata capacità da parte delle istituzioni di sostenere le piccole imprese nel loro difficile cammino”. 

“Oggi manca la possibilità di accedere in forma collettiva a bandi e misure di sostegno pubbliche – dice Filippo Provenzano, segretario di CNA Torino – soprattutto per progetti di ricerca e sviluppo. Ma c’è una vivacità che non può non essere sottolineata“.

Fare squadra contro il caro energia

E proprio chi ha fatto ricorso nel recente passato del cosiddetto Contratto di Rete ora si riscopre più forte è capace di resistere. Dalla ricerca, si scopre che il 9,6% delle aziende è disponibile a sperimentare le comunità energetiche, mentre il 10,3% è interessato a costruire gruppi di acquisto dell’energia. Quasi il 5% pensa a cooperative per produrre energia e quasi il 12% ha già investito per autoprodurre energia. 

Altrettante è pronta ad aprire a terzi il proprio capitale azionario per essere più competitivi, mentre oltre una su tre (36%) chiede forme di incentivo e sgravio fiscale per arrivare a un’aggregazione di imprese.

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