Tagli in Germania dopo lo scandalo Wirecard
EY prevede il taglio di quaranta partner e altri 380 membri dello staff che dovranno preparare le valige.
In caso di licenziamento illegittimo vige un doppio regime giuridico

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EY prevede il taglio di quaranta partner e altri 380 membri dello staff che dovranno preparare le valige. E’ questo il piano che si delinea per EY in Germania, una delle Big Four – ovvero le grandi quattro firme della consulenza insieme a Deloitte, PwC e Kpmg – che in quel Paese sta pagando cara l’onda lunga dello scandalo di Wirecard.

I 40 partner accompagnati all’uscita sarebbero principalmente afferenti alla divisione dell’audit, per un peso intorno al 5% dei soci di capitale del business tedesco di EY. L’obiettivo del gruppo sarebbe molto semplice: tagliare i costi. Una necessità resa impellente dal fatto di avere perso molti contratti, tra i quali vengono citati Commerzbank, Dws e KfW, dopo che è emerso il suo coinvolgimento nella vicenda di Wirecard. O meglio, la sua incapacità di rendersi conto, in molti anni di supervisione contabile, che la metà dei ricavi del gruppo dei pagamenti e miliardi di euro di cassa semplicemente esistevano solo sui libri contabili ma nella realtà. Un episodio concluso nel 2020 con il tramonto del sogno della Silicon Valley bavarese e che merita il titolo di una delle più importanti frodi contabili d’Europa.

In Germania, EY ha riportato ricavi per 2,1 miliardi nei dodici mesi al giugno 2022. Un ritorno al livello del 2020 dopo un calo del 2021. A quanto pare, però, anche le altre firme della consulenza stanno andando a scartamento ridotto sul mercato tedesco, dove ci sarebbero maggiori difficoltà rispetto al panorama globale.

Gli esuberi tedeschi di EY, c’è da dire, sono solo una delle ultime iniziative della Big Four: sta infatti facendo i conti con la necessità di fronteggiare uno scenario ecoonomico meno favorevole. Ma è anche in atto il tentativo di valorizzare al massimo le sue diverse anime, quella del business della consulenza globale che si sta appunto per separare dall’attività di audit. Tra le altre cose, le forbici sono calate su bonus, assunzioni, viaggi ed eventi interni, perfino i party di Natale. Ora, il piano di taglio del personale dovrà passare con una sorta di “consiglio” dei dipendenti.

Per i partner si apre anche il dilemma di che cosa accadrà della maxi-assegnazione di denari in occasione dello split tra le due divisioni di consulenza e audit. Il break-up prevede infatti che i partner dell’audit ricevano un pagamento cash fino a quattro volte il loro salario annuale, mentre i colleghi della consulenza avrebbero l’assegnazione di importanti azioni-bonus. Tagliare il numero dei partner, se gli uscenti venissero privati di questi benefici, significherebbe un tesoro maggiore da spartirsi per i sopravvissuti.

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