Le obbligazioni inflation-linked contro il rischio d’inflazione di lungo periodo
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Vari fattori sono attualmente positivi per la categoria: il Quantitative Easing in Europa, come in passato negli Usa, è una manovra inflattiva per la regione. Inoltre l’Europa è un mercato in espansione per questi titoli, con volumi e partecipanti in continuo aumento.

Possiamo anche essere rassicurati circa le azioni della Fed e l’impatto di queste sul mercato delle obbligazioni legate all’inflazione. Mentre all’inizio dell’anno un rialzo dei tassi Usa avrebbe potuto essere considerato fonte di gravi preoccupazioni, è ora chiaro che le dinamiche inflattive sono uno degli elementi chiave alla base delle decisioni della banca centrale americana, e che qualsiasi rialzo dei tassi seguirà un processo graduale.

Anche se globalmente nel mercato rimangono molte incertezze, crediamo che gli investitori alla ricerca di stabilità in questi tempi volatili possono guardare alle obbligazioni inflation-linked come a una possibile soluzione. Attualmente rappresentano un’opzione a basso costo per proteggersi dall’inflazione nel lungo periodo.
Essendo un’asset class poco volatile con un orizzonte temporale lungo, le obbligazioni legate all’inflazione sono state scelte da investitori istituzionali sin dai tempi della prima implementazione del QE delle banche centrali nel 2008. Da inizio 2015 anche altre tipologie di investitori hanno mostrato un rinnovato interesse, viste le caratteristiche principali dell’asset class: diversificazione, performance stabile e protezione contro il rischio d’inflazione nel lungo periodo.
Il più grande timore nei mercati obbligazionari è che i tassi si muovano in alto. La storia ha mostrato che questi non salgono senza un’accelerazione dell’inflazione.

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