Legge di stabilità: la Commissione finanza del Senato esprime auspici, ma non emendamenti

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Sul sito del Senato i lavori sulla conversione del Ddl relativo alla Legge di stabilità, si nota la seguente presa di posizione di un gruppo di parlamentari (emendamento G1120/5/10):

 

TOMASELLICOLLINAFABBRIFISSOREGIACOBBE, ORRÙ, PELINO,GALIMBERTIAUGELLOBOCCACARIDILANGELLAMESSINA

La 10ª Commissione permanente,
in sede di esame del disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014).
Premesso che,
il settore delle piccole e medie imprese (PMI) industriali e di servizio, gia sottoposto ai contraccolpi di una delle peggiori congiunture economiche degli ultimi decenni, vede la sua situazione aggravata da un problema di razionamento del credito che sembra aggravarsi di settimana in settimana;
il fenomeno, causato da una lunga serie di fattori finanziari ed economici fra lora strettamente interrelati, alcuni dei quali non governabili a livello nazionale, non appare di facile soluzione considerata la difficile situazione del settore bancario, alle prese con aumento delle sofferenze e delle perdite su crediti, con regole più stringenti sulla valutazione degli attivi di bilancio (EBA) e sulla patrimonializzazione (Basilea 3), e con la necessita di riequilibrare il rapporto fra attivo, passivo e mezzi propri che può avvenire tramite ricapitalizzazioni, molto difficili in questo momento. Tale situazione ha portato ad una drastica riduzione dei volumi di finanziamento all’economia ed in particolare al canale delle piccole e medie imprese;
il razionamento del credito per le PMI avviene in un contesto in cui: il calo della domanda fa scendere fatturati e margini e quindi le possibilità di autofinanziamento delle imprese, specie quelle che non trovano sbocchi sui mercati internazionali, ovvero quelle industriali più piccole e quelle che producono servizi; si allungano i tempi di pagamento fra privati e fra pubblico e privato;
come evidenziato da un serie di segnalazioni che provengono dal mondo dell’impresa, il fenomeno del razionamento non si risolve solo in un innalzamento del costo del credito e in una mancata disponibilità di nuovo credito, ma implica anche una riduzione dei finanziamenti in essere alle imprese, specie quelli legati agli anticipi su fatture e su contratti, essenziali per garantire la gestione quotidiana della tesoreria delle imprese. Il paradosso e che la riduzione in molti casi sembra coinvolgere anche imprese sane, che in effetti sono quelle potenzialmente più in grado di restituire i finanziamenti;
il risultato è una forte accentuazione delle già notevoli difficoltà del mondo produttivo che sta portando un numero elevato e crescente di operatori verso l’uscita dal mercato o al blocco delle attività produttive. Non si tratta del normale processo di eliminazione degli operatori marginali ed inefficienti dal mercato in situazioni di crisi, un meccanismo che, se tenuto entro limiti fisiologici, rafforza nel medio-lungo periodo il sistema economico. Al contrario, si tratta di un processo che sta assumendo proporzioni preoccupanti e che riguarda non solo un gran numero di aziende molto piccole e con pochi capitali propri che, tuttavia, sono capaci di offrire buoni prodotti e buoni servizi e di creare valore ed occupazione. Il processo sta minando anche aziende più grandi e strutturate, capaci di stare sui mercati internazionali e di innovare. Si tratta di un tessuto economico che va dall’artigiano di talento, al produttore competitivo, all’imprenditore agricolo che lavora su filiere di qualità, al negoziante che offre un buon servizio, a molte piccole e medie aziende che fanno forte il made in Italy nel mondo. Organismi sani che rischiano di scomparire per mancanza di liquidità e di credito e per i quail bisogna agire rapidamente.
Preso atto che,
una recente analisi condotta dalla Banca d’Italia su «I confidi e il credito alle piccole imprese durante la crisi» sottolinea come sia stato assai significativo il contributo di questi strumenti nel sostegno all’accesso al credito delle piccole imprese, spesso determinante ai fini della stessa concessione dei finanziamenti;
occorre immettere con urgenza ulteriori risorse nel sistema e riattivare il credito bancario, rafforzando le misure finora adottate, nonché valorizzare e potenziare il ruolo svolto dai consorzi fidi e organismi simili ai fini di una più agevole concessione di finanziamenti in favore delle imprese;
impegna il Governo
ad adottare interventi finalizzati ad ottimizzare e a razionalizzare la filiera del credito, nonché a valorizzare soggetti e strumenti in grado di essere efficienti ed efficaci, verificando innanzitutto quali di questi, a parità di risorse date, garantiscano il migliore effetto leva;
a dare ulteriore sostegno al Fondo centrale di garanzia e a promuovere la centralità di questo strumento per l’accesso al credito delle PMI;
a valorizzare il sistema dei confidi su tutto il territorio nazionale mediante il rafforzamento dei loro patrimoni;
ad intervenire in materia di ritardati pagamenti, rafforzando la normativa di recepimento della direttiva comunitaria in materia, per porre un argine alla corrente crisi di liquidità che le imprese si trovano a fronteggiare a causa di crediti non ancora soddisfatti, sia nei confronti di altri soggetti privati sia nei confronti del pubblico, con conseguenti difficoltà per le stesse nell’adempimento delle loro obbligazioni. In tale contesto, ad affiancare ai termini un sistema sanzionatorio e di riscossione efficace, a protezione soprattutto degli operatori economici «deboli», che permetta l’effettiva applicazione della norma;
a rafforzare il piano di smaltimento dei residui debiti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione avviato con il decreto-legge n. 35 del 2013, al fine di consentire il loro completo pagamento entro il 2014.

Sul Fondo centrale pare formuli auspici generici; sui confidi invece si vuole impegnare il Governo ad intervenire per il rafforzamento del patrimonio dei confidi.

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