L’uscita di Unipol dal patto al vaglio dei soci Mediobanca

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Un patto più snello e un Dna nuovo: meno holding più banca. La riunione del sindacato di Mediobanca in calendario per oggi sarà la prima tappa del percorso che porterà alla realizzazione di un accordo di sindacato più leggero. Con ogni probabilità, infatti, il vertice autorizzerà Unipol a svincolare la propria quota e poi farà un primo bilancio del piano triennale approvato dal consiglio di amministrazione dell’istituto il giugno scorso.

Il fronte Unipol

Tramite la controllata Fondiaria Sai, la compagnia di Bologna ha chiesto lo svincolo dal patto di sindacato di Piazzetta Cuccia del proprio 3,83%. Oggi, dunque, la riunione del patto servirà per autorizzare la richiesta e per far emergere eventuali volontà di prelazione sulla quota. Volontà che al momento non sarebbero state espresse da alcun socio. Il che fa presumere, salvo sorprese dell’ultimo minuto, che l’intera partecipazione sarà ceduta al di fuori del patto il quale dunque scenderà dall’attuale 42,03% al 38,2%. Sulle modalità e la tempistica per la valorizzazione della quota, peraltro, sarebbe già stata inserita in calendario una riunione di Unipol con il proprio advisor Equita nelle prossime ore. Il summit, probabilmente interlocutorio, servirà per fissare la possibile tabella di marcia per la cessione delle azioni, secondo modalità da definire ma sulle quali si starebbe già lavorando. In ogni caso i tempi non saranno particolarmente lunghi. Bologna ha preso infatti precisi impegni con l’Antitrust perché i legami con Mediobanca si sciolgano entro la fine dell’anno.

Le Generali e i francesi

Le Generali non hanno alcun vincolo Antitrust da rispettare, tuttavia, l’amministratore delegato, Mario Greco, è stato piuttosto chiaro rispetto alla strategia del Leone sulle partecipazioni non connesse al core business. Mediobanca, sulla carta, appartiene evidentemente a quest’ultima categoria. Il che fa pensare che la compagnia assicurativa possa considerare una prossima uscita dal patto. Il tema non sarà sul tavolo della riunione di oggi ma è plausibile che entro fine mese, considerata la finestra di disdetta disponibile, le Generali possano decidere di sciogliere gli incroci con Piazzetta Cuccia, stante anche la volontà di Mediobanca di voler alleggerire la propria posizione a Trieste. Per ora, ufficialmente le Generali hanno commentato sostenendo che «la questione è aperta» e che ogni valutazione formale verrà compiuta a ridosso della scadenza dei termini, complice anche il fatto che Greco ha più volte rimarcato che ogni partecipazione fa storia a sé. Se Generali chiederà la disdetta, come il mercato si aspetta, il patto scenderà di un altro 2% attestandosi attorno al 36%. Ma soprattutto il gruppo B scenderebbe al 13,23%, ossia appena sopra al gruppo A, quello dei soci finanziari, che ha il 12,03% e appena due punti percentuali e mezzo in più del fronte francese che ha il 10,93%. Della presenza d’Oltralpe, tra l’altro, si è spesso discusso in un’ottica di possibile ridimensionamento con un faro puntato, soprattutto, su Groupama. Allo stato, però, non risulta che questa finestra possa diventare un’occasione perché la compagnia francese riveda il proprio peso all’interno del sindacato, nonostante la disponibilità manifestata da Vincent Bolloré ad assorbire l’eventuale pacchetto.

I conti e il piano

Il patto sarà poi l’occasione per commentare il bilancio di Mediobanca al 30 giugno e il piano triennale. Piano che verrà presentato ai soci e sui quali Piazzetta Cuccia potrà fare il primo aggiornamento, ossia la cessione di uno 0,5% di Rcs avvenuta il 13 settembre scorso e che ha portato la banca al 14,997% dal 15,452%. Quanto alla partecipazione in Telco (si veda altri articoli a pagina 30) non potranno essere forniti aggiornamenti ulteriori rispetto alle evoluzioni note, considerato che al momento la situazione resta fluida. Rimane comunque l’intenzione della banca di uscire da tutti i patti di sindacato e di concentrarsi sul business bancario.

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