Lvmh alza la posta

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LVMH ha rilanciato su Tiffany con un’offerta di 130 dollari per azione, 10 dollari in più rispetto all’offerta iniziale di 120 dollari avanzata lo scorso ottobre, ritenuta troppo bassa dalla maison dei preziosi.

Una proposta da un miliardo in più, che porta Tiffany a una valorizzazione di quasi 16 miliardi di dollari e che ieri ha fatto schizzare il titolo della griffe a Wall Street, arrivato a guadagnare fino al 3,7%.

Secondo fonti vicine al dossier, l’azienda Usa avrebbe accettato ora di aprire i suoi libri contabili, anche se questa nuova proposta non garantisce che venga raggiunto un accordo fra le due parti. Rumour dicono che Tiffany si aspetti di più.

Se la transazione arrivasse a compimento, per Lvmh si tratterebbe della maggiore acquisizione di sempre, superiore all’operazione per rilevare la quota restante di Christian Dior nel 2017, con la possibilità di ampliare il portafoglio marchi di orologi e gioielli, che già include Bulgari, Chaumet, Tag Heuer e Hublot, consentendogli di competere con il rivale Richemont e di rafforzarsi sul mercato americano.

Intanto nelle fila del gruppo statunitense da 4 miliardi di dollari di ricavi e 300 punti vendita in tutto il mondo approda una top executive come Daniella Vitale, fino a qualche settimana fa ai vertici di Barneys New York.

La manager non ci ha messo molto a trovare un nuovo incarico dopo le dimissioni da ceo e president della catena, annunciate il primo novembre via e-mail al suo staff dopo il passaggio dell’insegna ad Authentic Brands Group-Abg.

Già dal primo dicembre assumerà infatti la posizione di chief brand officer da Tiffany, un ruolo creato ex novo dopo la partenza, dopo 25 anni, della chief merchandising officer Pamela Cloud.

«Daniella è una leader che vanta una profonda esperienza nel lusso, avendo lavorato con marchi come Ferragamo, Armani, Gucci e più recentemente con amministratore delegato di Barneys New York», ha detto il ceo Alessandro Bogliolo in una nota interna ai dipendenti.

«Durante la sua presenza a Barneys – ha aggiunto – è stata arbitro delle tendenze, riuscendo a bilanciare la sua intuizione per il prodotto con l’attenzione ai data e ai feedback dei consumatori, per comprendere e anticipare le dinamiche di consumo».

La manager ha militato nelle fila di Barneys a partire  dal 2010 come executive vice president e chief merchant, per essere promossa successivamente chief operating officer, con deleghe su merchandising donna, business development, sviluppo digitale e store operation. Era salita al vertice come ceo nel 2017, al posto di Mark Lee.

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