Minibond, più alta la garanzia del Fondo centrale se il portafoglio è diversificato

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Il timore di tutti i protagonisti di questo nascente mercato dei minibond è che tra i primi emittenti ci siano anche i primi default, il che assesterebbe un gran brutto colpo a un mercato che è ancora in fasce. Da qui la grande attenzione alle possibili garanzie da associare alle emissioni di minibond e quindi le grandi aspettative sul ruolo del Fondo Centrale di Garanzia.

Il governo ha lavorato per spingere gli investitori in minibond a essere il più cauti possibile nella diversificazione del rischio di portafoglio. Lo ha detto Francesco Pacifici, membro dellasegreteria tecnica del ministero dello Sviluppo Economico, in occasione di una  tavola rotonda a porte chiuse sul tema dei minibond organizzata dalla boutique di consulenza strategica Cse-Crescendo nei giorni scorsi a Milano, i cui contenuti sono stati pubblicati da MF-Milano Finanza in edicola da sabato 21 giugno. Alla tavola rotonda hanno partecipato anche Mauro Alfonso (ad di Cerved Rating Agency), Andrea Piazzetta (vicedirettore generale e responsabile divisione finanza di Banca Popolare di Vicenza), Michele Guerrieri (direttore commerciale di PensPlan Invest sgr) e Stefano De Capitani (presidente di Amag, multiutility controllata dal Comune di Alessandria),

“A brevissimo sarà pubblicato il decreto interministeriale di Tesoro e Sviluppo Economico che dovrà specificare le modalità tecniche funzionamento del Fondo Centrale di Garanzia in tema di garanzia agli investimenti in minibond delle sgr”, ha detto Pacifici, precisando che “è stato previsto che la garanzia possa coprire sia le singole emissioni che l’intero portafoglio, ma con la differenza che lapercentuale di copertura prevista per le singole emissioni sarà più bassa di quella prevista per un intero portafoglio, a patto che si tratti di un portafoglio ben diversificato. E a questo fine è stata studiata una percentuale massima di investimento per singola emissione sul totale della raccolta. Ovviamente, poi, è stato previsto un limite massimo di copertura da erogare a ogni fondo”.

Come noto, l’art. 12 del Decreto Destinazione Italia (Decreto legge 145/2013 convertito dalla Legge 21 febbraio 2014 n. 9) prevede infatti che  la garanzia del Fondo possa essere concessa in favore delle società di gestione del risparmio che, in nome e per conto dei fondi comuni di investimento da esse gestiti, sottoscrivono obbligazioni o titoli similari emessi da piccole e medie imprese. Tale garanzia può essere concessa a fronte sia di singole operazioni di sottoscrizione di obbligazioni e titoli similari sia di portafogli di operazioni. Ed era previsto che con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, fossero definiti, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, i requisiti e le caratteristiche delle operazioni ammissibili, le modalità di concessione della garanzia, i criteri di selezione nonché l’ammontare massimo delle disponibilità finanziarie del fondo da destinare alla copertura del rischio derivante dalla concessione della garanzia.

In ogni caso, ha aggiunto Pacifici, “per il momento non è stata prevista la possibilità per gli investitori privati di investire direttamente in minibond, e infatti il mercato ExtraMot pro di Borsa Italiana è dedicato ai soli investitori professionali. In Germania, invece, sul mercato di Stoccarda, dove i minibond sono quotati da tempo e sul quale anche gli investitori retail possono investire, negli ultimi mesi alcuni emittenti sono andati in default, coinvolgendo gli investitori privati in una serie di situazioni che ci ricordano i tempi di Cirio e Parmalas. Magari in futuro, quando il mercato sarà più maturo, qualche fondo potrà quotarsi e permettere così ai retail di investire in questa asset class”.

Detto questo, «la vera garanzia che un debito sia rimborsato è la bontà del progetto industriale che è andato a finanziare e, più direttamente, la sua capacità di generare reddito e quindi cash flow», hanno sottolineato Luciano Martinoli e Francesco Zanotti, partner di Cse-Crescendo, che  in uno studio dello scorso febbraio avevano dimostrato che le 15 pmi che a quella data avevano emesso minibond e li avevano quotati all’ExtraMot Pro, nonavevano presentato il progetto di sviluppo agli investitori, almeno nel Documento di Ammissione richiesto da Borsa Italiana.

fondi dedicati a minibond e private debt delle aziende italiane lanciati sinora sono almeno 26, con un target complessivo di raccolta di circa 4.5 miliardi di euro (senza contare i 500 milioni relativi al Fondo italiano d’Investimento). I closing sinora già dichiarati totalizzano oltre un miliardo.  Il calcolo peraltro non è esaustivo, perché in arrivo ci sono altri fondi, dal focus sia nazionale che regionale. Nel calcolo sono considerati anche fondi di private debt che investiranno in private placement e quindi in bond di dimensione compresa tra i 30 e i 50 milioni. Fondi di questo tipo sono per esempio quelli lanciati da Equita sim o da Sace. In ogni caso, il mercato degli investitori pare già ben attrezzato, e di capitali da investire nel debito delle pmi italiane ce ne sono già parecchi sul piatto, senza contare quelli a disposizione dei fondi di investimento obbligazionari aperti, il cui regolamento prevede la possibilità di investire una parte del patrimonio in titoli non quotati di aziende (è il caso di alcuni fondi di Azimut sgr e di Mediolanum sgr).

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