Mixed by Erry, parla l’uomo che lo fece arrestare: «Era un pirata, non un signore»
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Napoli ci piace perché è la città più tollerante d’Italia, forse del mondo. Nel bene come nel male: l’integrazione non è mai stata un problema sotto il Vesuvio, certo. Ma soltanto qui può succedere che un’impresa dedita alla contraffazione audiovisiva – business criminale su cui la camorra investì in maniera sostanziosa – si trasformi nell’icona di una guerra picaresca contro i poteri forti dell’industria discografica. Succede in Mixed by Erry, ultimo film del talentuoso Sydney Sibilia scritto assieme al vulcanico Armando Festa, in uscita in tutte le sale il 2 marzo.

L’opera racconta le gesta dell’omonimo «brand» che tra gli anni Ottanta e i Novanta «spacciava» prima musicassette poi cd piratati da Napoli al resto d’Italia. Funzionava più o meno così: andavi alla bancarella di fiducia e al modico prezzo di 2.500 lire Iva esclusa (nel senso che era tutto a nero) compravi l’«ultimo» di Zucchero, Pino Daniele o Eros Ramazzotti in formato musicassetta «timbrata» dal misterioso «hacker» ante litteram. Ma attenzione: «Le cassette con fotocopie non sono Mixed by Erry», recitava l’avvertenza, perché pure il pirata (della musica) per eccellenza aveva i suoi bei problemi con la pirateria. Dietro il brand c’erano i fratelli Frattasio, protagonisti del biopic di Sibilia e al centro del libro omonimo di Simona Frasca pubblicato da Ad Est dell’Equatore.

«Circola una narrazione molto romantica di quello che fu la pirateria ai tempi della Napoli di Maradona. Per certi versi è comprensibile: le grandi case discografiche, nella percezione di una larga parte del pubblico, sono i signori in limousine, il sistema da abbattere, il “cattivo” della storia. Il pirata è l’eroe, al massimo l’anti-eroe, quello che si batte contro un mondo legale che, per alcuni aspetti, sembra peggiore di lui. Ma così si trascurano due aspetti non secondari: da un lato la pirateria foraggiava le mafie, dall’altro toglieva ricavi a un’industria, mettendo di conseguenza a rischio posti di lavoro». A parlare è Enzo Mazza, oggi ceo di Fimi, l’associazione confindustriale delle major, ai tempi di Mixed by Erry segretario di Fpm, la federazione anti-pirateria che giocò un ruolo importante nell’arresto di Erry. Eggià, perché Enrico Frattasio finisce in manette nel 1997 e quattro anni più tardi sarà condannato a 4 anni e sei mesi di reclusione per associazione a delinquere e violazione della legge sul diritto d’autore assieme ai fratelli Angelo, Giuseppe e Claudio e al padre Pasquale.

Mazza, chi era veramente Mixed by Erry?
Un pirata, senza alcun dubbio. Quando ne parliamo, non si può prescindere dal contesto. Negli anni Novanta, epoca di musica ancora «fisica» che muoveva cifre importantissime (nel ’96 il giro d’affari era di 39,6 miliardi di dollari, oggi siamo a 25,9 miliardi ndr ), l’industria discografica internazionale si trovò davanti a un crescente fenomeno di pirateria musicale in Italia che in alcuni casi superava perfino i nostri confini, con prodotti che giungevano anche negli Stati Uniti. Milioni di dollari di danni al settore erano causati da molteplici organizzazioni attive in particolare nel Sud Italia, tanto che il Dipartimento del Commercio Usa aveva inserito l’Italia nella lista nera con la previsione di sanzioni commerciali per il mancato rispetto delle norme internazionali sulla proprietà intellettuale.

Qui entrate in gioco voi…
Qui entra in gioco Fpm, perché Ifpi e Riaa, le federazioni internazionali e Usa del settore decisero di creare, assieme all’industria italiana rappresentata da Fimi, quest’organizzazione dedicata al contrasto del fenomeno, con a capo l’ex coordinatore per l’Italia della Business Software Alliance, un’associazione americana per la lotta alla pirateria informatica. L’Fpm avrebbe dovuto coordinare l’attività di sensibilizzazione delle istituzioni, sostenere le indagini di forze dell’ordine e magistratura, comunicare messaggi antipirateria al pubblico.

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