Da un lato, ci sono le startup, scintillanti e “fighe”, espressione della nuova economia e del nuovo universo attivato dal digitale. Per le startup oggi si aprono tutte le porte: spazi, programmi di incubazione e accelerazione, conferenze, serie televisive, persino incentivi fiscali e schemi governativi dedicati.
Dall’altro, in penombra, troviamo le altre nuove imprese, quelle operanti in ambiti tradizionali, chiamate piccole imprese o SME (small and medium enterprise). Per loro, escluse dalla “startup halo” niente luci della ribalta, niente percorsi agevolati, niente “free pizza & beer“, nonostante a volte abbiano clienti e producano fatturato. E nonostante abbiano anche maggiori chance di sopravvivenza, visto che dedicano il proprio tempo focalizzandosi sul servire i propri clienti e non a muoversi da un evento all’altro.
Passata la sbornia delle startup, si deve tornare a concentrarsi sull’unica distinzione che conta: quella tra imprese che producono risultati e imprese che parlano di risultati.