Nel mondo 53 persone su 100 non possono accedere al web

Ancora nessun commento

Solo 8 pagine, ma valgono più di migliaia di volumi di chiacchiere su un futuro inevitabilmente fatto di connessioni e bande sempre più ultra, destinato insomma a diventare sempre più piccolo grazie alla rete globale che tutto avvolge e tutto unisce. I numeri dicono che proprio così non è, e non sarà ancora per molto tempo. Non lascia spazio a cavilli interpretativi il report dell’International Telecommunication Union che ha scattato una fotografia dello stato di salute della connessione mondiale (scaricabile qui).

Risultato? Ancora il 53% della popolazione mondiale non ha la possibilità di connettersi al web, e il digital divide tra regioni ricche (e connesse) e regioni povere (e tagliate fuori dalla rete) non pare prossimo a colmarsi. La porzione di continente dove in media l’accesso è più facile è l’Europa, dove la rete è a disposizione di poco più del 79% della popolazione. Alle spalle del Vecchio Continente si piazzano i paesi del blocco ex sovietico che compongono il Commonwealth of Independent States (66,6%) e le Americhe (65%). Giù dal podio le regioni asiatiche e pacifiche e gli Stati arabi, con percentuali d’accesso pressochè identiche, pari rispettivamente al 41,9% e al 41.6%. Fanalino di coda i paesi africani, dove ha accesso solo un quarto della popolazione (25%).

Dato interessante quello che misura lo sviluppo dell’Internet of Things, che si basa su un calcolo che mette in rapporto il numero di connessioni da smartphone con il numero di connessioni machine-to-machine (M2M), ovvero la comunicazione tra “cose” che compone appunto la base dell’IoT. Assolutamente fuori classifica, perché ha un rapporto da far impallidire il mondo intero, è la Svezia, paese dove ci sono 50 connessioni M2M ogni 100 connessioni da smartphone. Al secondo posto, staccatissima, la Nuova Zelanda, dove il rapporto è 19 su 100. La media mondiale è di 22, in Italia siamo a 7 su 100.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI