Ormai è questione di ore per l’accordo su Pioneer

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La quadra nell’aggregazione tra Pioneer, controllata da Unicredit, e Santander Asset Management,che fa capo al gruppo bancario spagnolo e ai fondi Warburg Pincus e General Atlantic, è stata infine trovata dopo mesi di trattative. L’intesa non prevede alcuno scorporo della divisione statunitense di Pioneer, ma piuttosto si incentra su una struttura societaria che ha permesso di far convergere le istanze di tutte le parti coinvolte. Nascerà così un gruppo che nell’aggregato avrà un valore di circa 5,5 miliardi di euro e circa 400 miliardi di masse amministrate, suddivise in circa 60 miliardi (15%) negli Stati Uniti e il resto in altri 40 paesi al mondo.
La firma dell’accordo è solo questione di ore e farà nascere un nuovo player dell’asset management a livello mondiale, che manterrà il nome di Pioneer.
Il dossier, voluto dal numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni, per creare un player mondiale nel settore dell’asset management, potrà anche dare un contributo a livello di capitale e per questo saranno decisive le condizioni finali, a partire dal mix carta e contanti che metteranno sul piatto i nuovi partner.

L’intesa è stata trovata grazie alla struttura dell’operazione, che vede, per il momento almeno, Banco Santander non direttamente coinvolto nell’azionariato di Pioneer Usa, a causa del contenzioso aperto degli spagnoli con la Fed. L’operazione prevede la costituzione di una newco, che prenderà il nome di Pioneer, controllata al 50% da Unicredit e al restante 50% da Warburg Pincus e General Atlantic”, i due di private equity già azionisti di Santander Asset Management. Questa newco, a sua volta, controllerà il 100% di Pioneer Usa e il 66% circa di un’altra società in cui confuiranno tutte le attività di asset management di Pioneer e tutte le attività del comparto di Santander Asset Management. Banco Santander, quindi, avrà il restante 33% di quest’ultima società.
Una soluzione questa, che potrebbe essere solo temporanea nell’attesa che Santander risolva il contenzioso che la vede protagonista negli Stati Uniti. Successivamente potrebbe, poi, divenire azionista della nuova Pioneer, che comprende anche le attività Usa, anche se al momento non sarebbero state previste opzioni call a favore di Santander.
«Siamo a livello di term sheet, bisogna ancora finalizzare i contratti, redigere i patti parasociali», aggiunge una delle fonti riportate ieri dall’agenzia Reuters riguardo al deal. La finalizzazione definitiva dell’operazione richiederà,dunque, ancora qualche mese, considerando anche che occorrerà aspettare il via libera di alcune autorità antitrust, considerato che i paesi coinvolti sono oltre 30.
Si chiude così una trattativa arrivata sul tavolo del consiglio di amministrazione di Unicredit nel settembre scorso, che ha visto gli advisor Morgan Stanley e Merrill Lynch a fianco del gruppo guidato da Federico Ghizzoni, mentre Ubs ha assistito Santander.
L’ufficializzazione dell’accordo permetterà ora di capire quale sarà l’impatto dell’operazione sui ratio di Unicredit. Lo scorso settembre il ceo di Unicredit aveva stimato in 20-25 punti base l’impatto del deal sul Cet1 dell’istituto.
Pioneer Investments aveva chiuso il 2014 con un record di nuova raccolta globale pari a 13,2 miliardi di euro grazie alla forte crescita della società di gestione nelle diverse aree geografiche in cui opera e nelle varie asset class. A fine 2014 il patrimonio gestito complessivo è aumentato dai circa 174 miliardi di fine dicembre 2013 a oltre 201 miliardi. I risultati commerciali hanno contribuito a generare un utile lordo (GOP) di Pioneer Investments pari a 295 milioni (+19% anno su anno su base normalizzata). Santander Asset Management gestisce invece masse per circa 167 miliardi di euro e conta nella sola Gran Bretagna mezzo milione di clienti per asset per 17 miliardi di euro.

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