Pedius è la vita e l’impresa di Lorenzo di Ciaccio, Stefano La Cesa e Alessandro Gaeta
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Tre amici informatici che hanno lasciato lavori sicuri per fare business risolvendo un problema importante.
La storia comincia nel maggio 2012, quando Lorenzo vede in tv l’intervista fatta dalle Iene a Gabriele Serpi, un ragazzo sordo che, dopo un incidente d’auto, non riusce a chiedere aiuto per l’impossibilità di contattare telefonicamente polizia e ambulanza.
Subito scatta la voglia di fare qualcosa, utilizzando le nuove tecnologie, e nasce l’idea di un sistema capace di tradurre le risposte vocali in messaggi scritti e viceversa, in modo da rendere possibile l’uso del telefono per le persone sorde.
Lorenzo lascia il lavoro e coinvolge gli amici per realizzarlo. Ma all’inizio non ha chiaro come farlo.
«Pensavamo a una Fondazione a sottoscrizione, stile Wikipedia – racconta – ma presto ci siamo resi conto che, se anche una realtà con centinaia di milioni di utenti come quella faceva fatica a mantenersi, non potevamo sperare di farcela noi, con una realtà molto più di nicchia».
Nel mondo infatti ci sono circa 70 milioni di persone con sordità profonda, mentre in Italia sono poco più di 70.000.
«Poi, nel 2013 abbiamo vinto la Global Social Venture Competition», un concorso internazionale ideato e promosso dalla HAAS School of Business di Berkeley, per favorire nascita e sviluppo di nuove imprese a forte rilevanza sociale e/o ambientale (social venture).
«Siamo volati a Berkeley a fare un’esperienza fondamentale; abbiamo capito cos’è una “impresa sociale” e trovato la nostra strada».
Il concetto è ben noto e affermato all’estero ma non in Italia ed esce completamente dalle logiche di assistenzialismo e sussidiarietà. «Secondo la logica di “impresa sociale”, per noi le persone sorde sono clienti di cui soddisfare bisogni facendo business; non disabili da assistere con fondi pubblici».
Per questo, il servizio di Pedius è offerto mediante un modello freemium. Quando si scarica l’applicazione gratuita (da Google Play, Apple Store o su www.pedius.org), si dispone di 20 minuti di telefonate gratuite verso qualsiasi numero, ogni mese. Oltre questa soglia è possibile acquistare pacchetti da 100 minuti a 5 euro (4 sterline e 5 dollari rispettivamente per Regno Unito e Stati Uniti) o l’abbonamento annuo unlimited per 30 euro (25 sterline in UK, 30 dollari in USA).
Oltre a rivolgersi ai clienti finali, Pedius offre poi una soluzione in grado di rendere accessibile ogni call center con il minimo impatto, a tutte le aziende con una forte attività di customer care, come i player del settore bancario, assicurativo e sanitario. L’azienda ha già stretto partnership con TIM, BNL Gruppo BNP Paribas e AXA Assistance Italia e con i comuni di Trieste, Andria e Prato per le chiamate alla Polizia.
L’idea è piaciuta a molti e Pedius ha ottenuto fondi pubblici e privati.
«Il primo aiuto pubblico l’abbiamo avuto vincendo un bando gestito da un’agenzia della Regione nel 2013. L’importo era decisamente interessante, ma c’è stato un ritardo di 2 anni nell’erogazione e sarebbe stato inutile se non ci fossero stati altri finanziamenti da privati».
Poi però le cose sono cambiate e Pedius ha partecipato ad altre iniziative che la Regione Lazio ha messo in atto con fondi europei, come il “Premio Lazio Innovatore”.
«Con Lazio Innova le cose sono migliorate. Resta ancora qualche divario da colmare sugli obiettivi: non sempre le attività finanziate sono quelle che servono di più alle imprese. Ma le opportunità che vengono offerte sono valide. Soprattutto poi – continua Lorenzo – abbiamo apprezzato molto lo sforzo di ascoltare, la possibilità di dare feedback, che ci sono stati esplicitamente richiesti dai responsabili di Lazio Innova».
I progetti per il futuro includono la crescita sui mercati internazionali e una differenziazione dei prodotti, per ampliare la clientela.
Pedius è arrivato in 9 Paesi tra cui Regno Unito, Francia, Spagna, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. «Ma siamo presenti soprattutto come community con il servizio base. È molto utile per raccogliere feedback e proseguire nello sviluppo ma crea poco fatturato. Adesso invece abbiamo come obiettivo immediato fare business all’estero, a partire da Brasile e Cina».
«Per questo – prosegue Lorenzo – abbiamo partecipato alla presentazione dei due Bandi per l’internazionalizzazione della Regione Lazio e siamo stati molto contenti di scoprire che Brasile e Cina sono tra i mercati esteri per cui sono previsti finanziamenti».
Un’altra strada per l’estero passa attraverso le multinazionali. «Ad esempio, vogliamo sfruttare al meglio la nostra esperienza con Axa, che, pur non facendo contratti worldwide con una startup come noi, ha messo in piedi un progetto pilota pagato in Italia che, poi, può darci accesso a competizioni interne e forniture per rami di altri paesi».
La seconda linea di azione punta a raggiungere nuovi clienti.
In 3 anni di attività, Pedius ha raccolto numerosi feedback e dati sull’uso. La maggior parte degli utenti ha tra i 25 e i 54 anni, mentre al di sopra di quell’età l’uso dello smartphone non è semplice. «Per questo abbiamo pensato di andare incontro alle persone anziane portando la telefonata sottotitolata su un dispositivo a loro familiare: il televisore».
Infine è allo studio una versione di Pedius per le Connected Car.
Il progetto è tra i 6 vincitori della prima fase dell’Open Innovation Challenge “The car of the future” lanciata da Regione Lazio ed Euro Engineering attraverso il portale Lazio Innovatore e prevede un’applicazione per sistemi integrati di auto di nuova generazione, per comunicare tempestivamente con i servizi di assistenza in caso di emergenza.
«Non solo per le persone sorde, ma anche nei casi di inabilità temporanea che possono accadere a chiunque – conclude Lorenzo – per ferite, malori, stati di shock, o altri motivi».
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