Perché l’obbligo di Pos non funziona contro l’evasione

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L’entrata in vigore oggi dell’obbligo di Pos per professionisti, imprenditori e artigiani non avrà alcun effetto positivo sul contrasto all’evasione fiscale. Non è pensabile che un obbligo, che finisce semmai per essere una grave limitazione alla libertà di impresa, porti il cittadino che voglia evadere il fisco o, peggio, riciclare denaro sporco, a desistere da tali scopi.

Vari sono gli errori di questo provvedimento, l’ennesimo partorito da un governo Monti dal quale, tanto per non dimenticarne le contraddizioni, ci portiamo anche il d. Lgs. 44 del 2012. Quest’ultimo prevede che cittadini extracomunitari possano pagare nei negozi fino a 15.000 euro contanti. Tocca che decidiamo finalmente come approcciare il sistema dei pagamenti, che vive di contraddizioni peraltro distorsive della concorrenza.

Una per tutte in questo decreto: come si fa ad obbligare all’utilizzo di moneta elettronica per pagamenti sopra i 30 euro se è consentito in Italia l’utilizzo libero di contante per importi entro i mille euro? E che farà colui al quale viene offerto uno “sconto” perché paga contanti, a fronte del prezzo pieno di un servizio se pagato con bancomat? Lo strumento di pagamento non incide sull’obbligo fiscale, dobbiamo capirlo una volta per tutte.

E’ questione di mentalità e controlli. Va poi ripensata la normativa tributaria, che consente ancora troppi patteggiamenti fiscali e molte scappatoie a chi non vuole pagare.

Ranieri Razzantepresidente AIRA (Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio) 

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