Salesforce.com presenta una nuova intelligenza artificiale
L'amministratore delegato di Salesforce sostiene che l'intelligenza artificiale cambierà tutto.
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L’amministratore delegato di Salesforce sostiene che l’intelligenza artificiale cambierà tutto. Nel suo discorso Marc Benioff incentra tutto il suo discorso sull’unica cosa che oggi, tra le aziende tecnologiche di San Francisco, conta davvero: l’intelligenza artificiale.

Dreamforce – appuntamento sulle nuove frontiere dell’innovazione che Salesforce organizza da 21 anni – è diventata una coferenza sull’intelligenza artificiale. Di più. “La più importante conferenza sull’intelligenza artificiale al mondo” proclama fiero Benioff. Che giganteggia sul palco, avvolto in un ampio abito blu e slanciato da vistose sneakers Gucci – bianche e azzurrre, lacci rossi. Non poteva essere altrimenti. È qui, a San Francisco, che è nata l’onda anomala dell’intelligenza artificiale. Quella che da un anno si è abbattuta sul mondo, dando forma in pari misura a sogni e incubi. Ma qui i sogni sono assai più numerosi. I sogni, Dreamforce, ce li ha nel nome. 

Salesforce presenta Einstein, un assistente di Ai generativa

Cambierà il mondo. Ma intanto l’Ai ha cambiato Salesforce. Meglio. L’ha integrata. Perché l’azienda nata 25 anni fa ha deciso di puntare tutto sulle nuove frontiere dell’apprendimento delle macchine per i suoi servizi di Crm (Customer relationship management, i software di gestione delle relazioni con i clienti che sono il cuore di Salesforce, i prodotti che l’hanno resa la terza azienda di software più importante al mondo con un giro d’affari da 34,8 miliardi).

Salesforce ha annunciato il lancio di Einstein Copilot, un sistema di intelligenza artificiale integrato nei propri servizi di Crm destinato a cambiare radicalmente l’uso della piattaforma. Einstein, un assistente di Ai generativa, che completerà l’offerta di Salesforce per i suoi clienti. Scriverà email, organizzerà il lavoro, suggerirà tempi e modi migliori per le attività in relazione al cliente, si comporterà come un umano per rispondere alle domande e produrre contenuti richiesti.

Non è una novità per Salesforce che ha sviluppato la prima versione di Einstein nel 2016. L’intelligenza artificiale la conosceva già. Ma l’ulitmo anno ha cambiato tutto. E per redere il servizio migliore possibile ai propri clienti, per avere un chatbot che si comporta proprio come un umano, che scriva mail, individui concetti chiave, dia risposte appropriate e accurate, serviva quello migliore di tutti. Serviva ChatGpt. Serviva una partnership con OpenAi. 

Benioff e Altman: “L’allucinazione? Non è un errore. Saranno cambiamenti drastici”

Sam Altman, ad di OpenAi, ha parlato dal palco di Dreamforce per 45 minuti con Benioff. Altman ha difeso il ruolo della sua azienda: “Facciamo ricerca sul campo e vediamo le cose funzionare. Non siamo intellettuali chiusi in torri d’avorio che giudicano. Noi creiamo le cose. Il nostro è un lavoro di ricerca”, ha detto.

E questa ricerca ha davanti praterie. Impossibile capire cosa succederà dopo. Ma una cosa è certa. “Le intelligenze artificiali miglioreranno sempre di più. Lo faranno drasticamente. Quando vediamo la curva esponenziale di cosa le tecnologie hanno fatto finora, facciamo fatica a credere a un aspetto. Quella curva esponenziale continuerà a crescere”, ha detto Altman rispondendo alle domande di Benioff.

I due si sono alternati sul palco del Teatro Yerba Buena. Benioff affonda con domande dirette. “Cosa pensi delle allucinazionidell’AI?”. Altman risponde con un filo di voce che a tratti sfuma quasi in un soffio leggero. “Più che allucinazioni, più che errori, sono più una caratteristica di questa tecnologia”, replica Altman.

L’allucinazione dell’Ai è quando l’Ai risponde male alle richieste che le vengono fatte. Errori. Altman arriva a vedere nelle allucinazioni un valore. Altro che errore: “Una delle cose meno ovvio è che il valore di questi sistemi è legato al fatto che si tratta di allucinazioni. Se si vuole cercare qualcosa in un database, abbiamo già soluzioni per farlo”, ha detto Altman. Nessuna parola in più sul tema.

“I lavori manuali i meno colpiti. Il film Her? Ha anticipato tutto”

“Quali lavori saranno colpiti dall’AI? Dieci anni fa avrei detto prima i manuali, poi gli intellettuali, poi i creativi. Oggi invertirei l’ordine”. Affonda Altman. Benioff ascolta e arriccia i lacci rossi delle sue Gucci. “Oggi uno sviluppatore con strumenti come ChatGpt può lavorare quanto un’azienda intera di sviluppatori”. Dice il capo di OpenAI. “Sto cercando sviluppatori in Salesforce, pensi sia uno stupido?”, incalza Benioff. “No, questa tecnologia non sostituirà gli umani, li potenzierà”. La chiacchierata diverte la platea che applaude.

Altman rivela il suo film preferito: “È Her (il film di Spike Zone, 2013). Le cose che Her ha azzeccato, come l’intero modello di interazione di come le persone usano l’AI, sono state incredibilmente profetiche”. Si passa a temi seri. Il tema della fiducia è quello che più urge ai due manager.

Sui muri di Moscone Center, tra Einstein che promettono che con l’Ai tutti diventeranno dei geni e giochi dedicati all’apprendimento delle macchine, spesso fa capolino la scritta: “In Trust we AI”, gioco di parole che fa il gioco di Salesforce che vuole posizionarsi come azienda tecnologica responsabile, che sperimenta nuove tecnologie ma che al contempo stabilisce un forte controllo sui processi e sulla tutela dei dati dei propri clienti.

“Non vedo un futuro con meno sorveglianza. E non è buono”

Benioff chiede se l’incredibile quantità di dati disponibili, dati in pasto all’Ai che oggi è in grado di sapere tutto sulle persone ci porta in un mondo di sorveglianza digitale di massa: “Si, lo credo”, replica Altman: “Non vedo in futuro un mondo in cui abbiamo meno sorveglianza. E non è una cosa buona”.

Poi si passa alle regole per l’Ai. Altman rispolvera un suo vecchio cavallo di battaglia: “Serve un’agenzia che regoli l’AI. Sarebbe meraviglioso se si avviasse anche solo qualcosa che faccia analisi, non supervisione”. Benioff vede l’arrivo dell’AGI (l’Intelligenza artificiale generale, ovvero, il traguardo che vedrà le AI diventare super intelligenti) come “una questione di tempo, succederà a breve”.

Altman fa intendere di essere d’accordo: “I modelli linguistici stanno facendo enormi passi aventi”. Il messaggio si fa a ogni passaggio più chiaro. “I politici spesso non sanno di cosa parliamo quando parliamo di Ai”, Benioff. “Qui ce ne saranno molti, qui potranno vederlo”. Salesforce farà parte delle nuove aziende che saranno ascoltate al Congresso Usa per cercare di regolare l’AI. C’è interesse affinché si trovino regole. E che siano condivise. Il messaggio è chiaro. L’Ai si fa qui. A San Francisco.

“Sono convinto che Stati Uniti diventeranno i leader di questo settore”, fa eco Altman. Basta darsi regole giuste. E qui, al Moscone center, nel cuore di San Francisco, dove hanno bloccato una strada per consentire a Salesforce di allestire gli spazi e ospitare qualche decina di migliaia di ospiti e manager, l’intelligenza artificiale si fa. Più che nei laboratori. Più che nelle università. Una cartolina postale a Washington. L’Ai cambierà tutto. L’Ai la stiamo facendo noi. Il mittente è San Francisco.

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