Segnalazioni antiriciclaggio dell’amministrazione finanziaria senza automatismi

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L’Ufficio di informazione finanziaria (Uif) non sarà inondato di Sos da voluntary disclosure ma il Fisco farà uno smistamento tra quello che è di interesse direttamente della procura e quello che sarà compito dell’Uif valutare per ulteriori approfondimenti.

La procedura infatti potrebbe creare una sovrapposizione di piani che andrebbe meglio chiarita «se ho una situazione che non mi permette di dire che è un reato, ma ci sono dei sintomi, faccio una Sos, sarà poi capacità dell’Uif capire cos’è e in caso segnalare alla procura», parola di Francesco Greco procuratore del tribunale di Milano intervenuto ieri al convegno del comune di Milano su «Antiriciclaggio nella pubblica amministrazione. Il caso del comune di Milano».

Per Greco si tratta di parlare ormai di un riciclaggio che vede come reati presupposti quelli evasivi: «Oggi non c’è dubbio che c’è una direzione contraria in cui viaggiano i flussi finanziari. Dall’economia pulita vanno in quella clandestina». Esiste dunque un riciclaggio da evasione verso i paradisi fiscali che dopo le aperture degli scambi di informazioni fiscali di paesi come Svizzera, Montecarlo, Liechtenstein e Città del Vaticano, diventano sempre più lontani. «Si è assistito», ha continuato Greco, «a un esodo biblico in questi anni di capitali verso i paradisi fiscali. Ora il mondo è cambiato e l’area dei paradisi fiscali si sta rimpicciolendo con spazi più lontani e instabili». In questo ambito la procura di Milano si sta attrezzando per verificare, alla chiusura della procedura di emersione dei capitali, la voluntary disclosure, tra i 10 mila e 30 mila conti bancari di contribuenti che hanno rimpatriato. Il controllo servirà a individuare se la procedura di rientro è servita come una sorta di cavallo di Troia per proventi di altri delitti. Un effetto paradossale questo evidenziato anche da Antonio Martino, dirigente dell’Agenzia delle entrate, «il rischio nell’analisi delle domande di voluntary disclosure è che si provi a far rientrare ripulendoli proventi di altri delitti che non siano quelli fiscali», e per assurdo la procedura potrebbe essere accusata di tentativo di riciclaggio. Le valutazioni sono state fatte commentando i dati davvero «imbarazzanti» delle segnalazioni di operazioni sospette da parte delle P.a. all’Uif. Il termine utilizzato da Claudio Clemente, direttore Uif è indirizzato a 14 Sos a fronte delle 72.000 complessive arrivate da tutti i soggetti obbligati. Di queste 14, dieci sono arrivate dall’Agenzia delle entrate (unica p.a. segnalante) e quattro dal comune di Milano che ha condotto una sperimentazione di un anno, dal 2014. Secondo Clemente il problema delle p.a. è che non è stato individuato al loro interno un adeguato modello organizzativo antiriciclaggio come avvenuto per gli intermediari finanziari. Il test condotto dal comune di Milano e presentato ieri da David Gentili, presidente commissione antimafia della città lombarda, è andato dunque nella direzione di individuare un modo nuovo di comunicare e segnalare fenomeni di riciclaggio. Dall’esperienza sono stati individuati dei macro indicatori che saranno inviati dal ministero dell’interno e che con ogni probabilità confluiranno nel decreto con gli indicatori di anomalia per il contrasto al riciclaggio da parte delle p.a. si tratta dei campi legati agli appalti, all’evasione fiscale, al finanziamento pubblico, agli immobili e alle concessioni commerciali.

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