Si inasprisce la crisi di Crédit Suisse
Dopo un’apertura in lieve calo, peggiorano gli andamenti delle Borse europee.
Credit Suisse, Stefano Vecchi al timone del private banking in Italia

Ancora nessun commento

Dopo un’apertura in lieve calo, peggiorano gli andamenti delle Borse europee. Intorno alle 12 e 30 Milano affonda di oltre il 3,5%, spinta al ribasso dai titoli dei bancari, ed è la peggiore in Europa. Pesa ancora il caso Silicon Valley Bank (qui una guida su che cosa fare con i risparmi dopo i timori suscitati dal fallimento di Svb), ma la brusca impennata al ribasso dei mercati finanziari del Vecchio Continente si deve all’inasprirsi della crisi di una grande banca in Europa, il Crédit Suisse, che crolla a Zurigo di circa il 20 per cento, dopo essere arrivato a cedere anche il 22 per cento. Le banche italiane vanno a picco di conseguenza, con Unicredit che cede il -7%, Banco Bpm e Intesa Sanpaolo oltre il 6% e Finecobank il 6%. Male tutte le piazze: Parigi -3,5%, Francoforte – 2,8%, Londra -2,3%. 

Crédit Suisse crolla del 20%

Il crollo del Credit Suisse è dovuto alla posizione del maggior azionista Saudi National Bank. La banca saudita non sosterrà «assolutamente» la banca aumentandone il capitale, ha dichiarato il suo presidente Ammar al-Khudairy in un’intervista a Bloomberg Tv. «Attualmente possediamo il 9,8% della banca. Se superiamo il 10%, entrerà in vigore una serie di nuove regole» e «non siamo propensi a entrare in un nuovo regime normativo», ha detto al-Khudairy.

Volani i credit default swap 

Il costo di assicurazione dei bond del Crédit Suisse contro il default nel breve termine si sta avvicinando a livelli che segnalano una seria preoccupazione da parte degli investitori. I credit default swap (cioè il prezzo dell’assicurazione contro il fallimento, uno strumento assurto agli onori delle cronache durante la crisi dei subprime nel 2008) a un anno erano indicati a 835,9 punti ieri in chiusura, secondo quanto riporta Bloomberg e sono oggi in ulteriore aumento, vicino a quota 1.000 che indica un elevato livello di preoccupazione. Il livello attuale corrisponde a 18 volte il Cds a un anno di Ubs e circa 9 volte l’equivalente di Deutsche Bank.

Attesa per la Bce

I rendimenti dei titoli di Stato sono in netto calo, mentre si guarda alla prossima riunione della Bce. Lo spread tra Btp e Bund sale a 192 punti, con il rendimento del decennale italiano al 4,18% (-8 punti base). La crisi di due banche, Svb e Crédit Suisse, è esplosa alla vigilia della riunione della Bce che deciderà sul nuovo rialzo dei tassi. Mentre prima i mercati davano per scontato un aumento dello 0,5% (già annunciato da Christine Lagarde) ora l’entità del rialzo è più incerta alla luce dei timori di altri crisi bancarie, anche se smentite dalle voci istituzionali, anche per quanto riguarda gli istituti italiani. 

Sileoni (Fabi): «Settore bancario italiano è uno dei più sicuri al mondo»

«Il settore bancario italiano è uno dei più sicuri al mondo. Le banche del nostro Paese hanno indici di liquidità molto alti, pari al 160%, cioè dispongono di liquidità aggiuntiva, molto oltre i minimi stabiliti dalle leggi e la nostra vigilanza è sempre attenta. Mi sento di dire che possiamo stare tranquilli», ha rassicurato il 15 mattina il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante la trasmissione Radio Anch’io in onda su Radio Rai Uno. «In ogni caso, quella della banca californiana è una crisi di liquidità e non è una insolvenza. C’è stato un doppio problema: di gestione della banca e di controlli. È perciò sbagliato fare catastrofismi o parlare di contagio sia negli Stati Uniti sia nel resto del Mondo». 

Gros-Pietro: «Svb caso dovuto a insufficienza della vigilanza»

«La Svb è un incidente, un caso marginale dovuto a inefficienza della gestione dei rischi e insufficienza della vigilanza. Sono altre le emergenze di cui preoccuparsi: il cambiamento climatico e la guerra in Ucraina per dirne solo due. Sono questi i veri problemi e richiedono in un caso investimenti, nell’altro, politiche attive». Lo ha detto Gian Maria Gros-Pietro, presidente del Cda di Intesa San Paolo, in un’intervista alla Stampa, in merito al crac della Silicon Valley Bank. Il fallimento della banca «è anzitutto il frutto di una scelta politica di Donald Trump – spiega Gros Pietro – quella di innalzare la soglia prevista per le not significant banks, le banche non strettamente sorvegliate. La Silicon Valley Bank era fra queste. Così si è permessa una serie di errori gestionali che hanno portato al crac». 

Orcel: «Banche liquide e ben patrimonializzate»

Dopo il processo di rafforzamento degli scorsi anno, le banche europee oggi «sono più forti, sono ben patrimonializzate e molto liquide», ha affermato il ceo di UniCredit, Andrea Orcel, durante la Morgan Stanley European Financials Conference 2023. Orcel ha osservato che gli istituti di credito del Vecchio Cotinente, per via dei tassi d’interesse negativi «hanno superato momenti in cui il core business non era redditizio concentrandosi su altro». Adesso, «con i tassi in rialzo si vede una miglior redditività strutturale». Alla luce anche di quanto sta accadendo negli Usa con l’allarme banche scatenato al caso Svb, Orcel si è detto «positivo sul settore bancario Ue nonostante le incertezze» che si sono create prima con la guerra in Ucraina e poi con i crac dei due istituti americani Silicon Valley Bank e Signature Bank, perché il settore è in grado di fronteggiarle. «L’Europa è sempre stata ossessionata dal capitale», ha spiegato riferendosi alle regole stringenti messe in campo dalla Bce negli scorsi anni, che comportano innalzamenti dei livelli di capitale di anno in anno e costanti verifiche patrimoniali.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI