Sospensione finanziamenti con condizioni peggiorative

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La sospensione della restituzione dei prestiti da parte delle imprese scende da 36 a 12 mesi, eventualmente rinnovabili. E lo stand by non sarà a costo zero: le imprese infatti dovranno fare i conti con il ricalcolo degli interessi che appesantirà il conto finale.

 Potranno, inoltre, accedere solo le pmi che non avranno debiti scaduti da più di 90 giorni che daranno prova di poter riprendere i pagamenti. Questo è quanto prevede la bozza di accordo tra Abi e associazioni delle imprese che attua la norma contenuta nella legge di Stabilità 2015 e che dovrebbe vedere la luce entro oggi.

Una sola opzione. Un compromesso al ribasso, ma l’unico accordo possibile. Questa la linea di condotta a cui imprese e famiglie hanno deciso di sottostare per riuscire a raggiungere una soluzione in tempi accettabili (la scadenza, infatti, era fissata per ieri) senza l’ausilio del ministero dello sviluppo economico e delle finanze. Un accordo che, se da un lato contraddice lo spirito con cui è stato scritto il comma 246 della legge 190/2015, dall’altro lato si pone come l’unica via percorribile alla luce delle nuove regole che le banche sono tenute a rispettare in base ai dettami europei. Ed ecco, quindi, che da tre anni la sospensione scende a 12 mesi. Al massimo rinnovabili di anno in anno. E a ridursi è anche la platea degli aventi diritto. Nonostante l’autore della norma, Francesco Cariello (M5S), abbia più volte sottolineato il fatto che la disposizione sancisce un diritto per tutti i cittadini e le imprese, ecco che per accedere alla sospensione saranno necessari dei requisiti ad hoc, come l’assenza di posizioni debitorie o sofferenze consistenti o debiti scaduti oltre i 90 giorni. I casi di sospensione verranno, inoltre, esaminati uno ad uno senza automatismi di sorta. Gli istituti bancari, poi, dovranno dare una risposta entro e non oltre 30 giorni lavorativi dalla presentazione della domanda e, facoltà delle parti, sarà quella di poter effettuare una revisione dei contenuti dell’accordo entro il 31 dicembre di ogni anno.

Il paradosso. Oltre al danno, però, per le imprese ci sarà anche la beffa che si concretizzerà in due differenti aspetti. Il primo, relativo al fatto che potranno accedere alla sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei mutui solo le attività che siano in grado di dimostrare alla banca la possibilità concreta di riprendere regolarmente i pagamenti al termine del periodo di sospensione. Con il risultato che potranno accedere alla misura solo le attività meno in difficoltà. Paradosso, che rischia di concretizzarsi anche per le famiglie. Il secondo aspetto, invece, attiene ai rincari dell’operazione. Nonostante i tentativi portati avanti dalle associazioni delle imprese che, a più riprese, avevano ribadito che il loro obiettivo minimo era quello di fare in modo che, quanto meno, l’operazione fosse complessivamente a costo zero, la sospensione porterà dei rincari. Alla fine dei 12 mesi, infatti, le imprese dovranno scontare il ricalcolo degli interessi effettuato dagli istituti di credito frutto del maggior accantonamento a cui gli istituti stessi sono tenuti come sorta garanzia. La restrizione dei requisiti per accedere alla sospensione mette a rischio, poi, anche le imprese dell’indotto Ilva. Nel corso dei lavori al dl salva-Iva, infatti, è stato introdotto il comma 8-ter all’art. 2, nel quale è stabilito che le attività operanti nell’indotto Ilva possono accedere alla sospensione dei mutui tout court. Disposizione che, alla luce di quanto previsto nella bozza di accordo, rischia di essere quanto meno depotenziata.

Richiesta di intervento. A non mollare le redini, invece, è il Movimento 5 Stelle che, ieri, al termine dell’incontro organizzato alla Camera da Cariello con le associazioni dei consumatori e il mondo delle imprese, ha sollecitato nuovamente i ministeri competenti a intervenire in modo che imprese e famiglie non soccombano di fronte al potere contrattuale dell’Abi. Richiesta a cui hanno aderito Altroconsumo, Assoutenti, Asso-consum, Casa del consumatore, Movimento difesa cittadino, Pmi Italia, Unimprese, Commissione credito e finanza di Confindustria Puglia e Codici, associazione consumatori.

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