Stangata tassi, Bce e Fed pronti ad alzarli ancora
La Federal Reserve si trova pronta a “incrementare ulteriormente i livelli dei tassi di interesse qualora fosse necessario” e a “mantenere una politica monetaria restrittiva” fino a quando l’inflazione non inizierà a stabilizzarsi verso l’obiettivo del 2%. Questo è ciò che è stato comunicato dal governatore della Fed, Jerome Powell, durante il simposio di Jackson…
christine lagarde

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La Federal Reserve si trova pronta a “incrementare ulteriormente i livelli dei tassi di interesse qualora fosse necessario” e a “mantenere una politica monetaria restrittiva” fino a quando l’inflazione non inizierà a stabilizzarsi verso l’obiettivo del 2%. Questo è ciò che è stato comunicato dal governatore della Fed, Jerome Powell, durante il simposio di Jackson Hole. Nel suo discorso al raduno annuale dei banchieri centrali, Powell ha altresì evidenziato che per conseguire una stabilizzazione sostenibile dell’inflazione al 2%, si renderà imprescindibile un periodo di crescita economica inferiore alla media, insieme a un periodo di rallentamento delle condizioni del mercato del lavoro, ancora notevolmente teso con un tasso di disoccupazione che si aggira attorno al 3,6%.

Cosa ha detto Powell

Powell ha enfatizzato come l’andamento dell’economia non stia corrispondendo alle previsioni, il che potrebbe rendere più complessi ulteriori progressi verso la riduzione dell’inflazione e quindi richiedere ulteriori aumenti dei tassi di interesse. Tuttavia, ha anche sottolineato che la Fed agirà “navigando seguendo le stelle in un cielo nuvoloso”, utilizzando questa metafora per descrivere l’attuale clima di significativa incertezza che caratterizza il contesto macroeconomico.

Il capo della Federal Reserve ha richiamato l’attenzione sul fatto di aver comunicato lo stesso concetto nell’anno precedente attraverso un “messaggio conciso e diretto”, risultando all’epoca piuttosto assertivo e incline al rialzo delle politiche, quando la Fed stava implementando aumenti dei tassi di interesse di 75 punti base ciascuno.

Le parole di Lagarde

Nel contesto attuale, la Banca Centrale Europea (BCE) si trova di fronte alla necessità di stabilire i tassi di interesse a un livello “sufficientemente restrittivo per la durata necessaria al fine di conseguire in modo tempestivo il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2%”. Questa affermazione è stata ribadita dalla presidente Christine Lagarde nel suo discorso al simposio annuale della Federal Reserve a Jackson Hole, nel Wyoming.

Lagarde ha ulteriormente sottolineato l’importanza di mantenere chiari gli obiettivi, di adottare un approccio flessibile nelle analisi e di comunicare in modo umile. Secondo la presidente, non esiste un “manuale di istruzioni” che indichi come affrontare la situazione attuale. Pertanto, il compito della BCE è quello di svilupparne uno nuovo. In un’epoca caratterizzata da cambiamenti e interruzioni, le politiche richiedono un atteggiamento aperto e la capacità di adeguare le analisi in tempo reale di fronte alle nuove evoluzioni.

Lagarde ha sottolineato che, allo stesso tempo, in questo periodo di incertezza, è ancora più cruciale che le banche centrali forniscono ancoraggi numerici per le economie e assicurino la stabilità dei prezzi in linea con i loro mandati istituzionali.

Cosa succederà adesso

In questo momento, sorge un interrogativo che potrebbe suscitare crescente preoccupazione: si tratta di comprendere se gli attuali aumenti dei tassi di interesse, oltre al loro ruolo convenzionale nel controllo dell’inflazione attraverso misure di politica monetaria restrittiva, abbiano la possibilità di avere, in un certo senso, un effetto indiretto nell’accentuare alcuni dei fattori alla base dell’incremento dei prezzi.

Recentemente, da svariate fonti autorevoli, emergono dati che mettono in luce segni di rallentamento nell’andamento dei prezzi, particolarmente evidenti per quanto riguarda alcune materie prime. L’importanza di tali dati non dovrebbe essere minimizzata, e potrebbe suggerire con forza la prudenza nell’assumere decisioni per ulteriori innalzamenti delle politiche monetarie, soprattutto nel contesto degli Stati Uniti e dell’area dell’euro.

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