Un teste: «L’Isvap favorì la fusione tra FonSai e Unipol»

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«Nagel mi ha detto qualcosa come “bisogna che la vigilanza dia un messaggio ai Ligresti e li riporti in carreggiata…In effetti il giorno dopo, venerdì 16 marzo, lui si è recato in Isvap e quello stesso giorno è partita una lettera indirizzata a Premafin da parte di Isvap». Il senso di quella missiva? Che «Premafin e i Ligresti definiscano quanto prima possibile gli accordi con Unipol. Non può sfuggire la singolare preferenza che Isvap esprime per il matrimonio Unipol-FonSai». È l’attuario di Fondiaria, Fulvio Gismondi, a raccontare questa circostanza che riguarda il numero uno di Mediobanca – avvenuta nel marzo 2012 – al sostituto procuratore di Milano, Luigi Orsi in un interrogatorio il 16 aprile 2012. Gismondi aggiunge anche che l’ad di Unipol, Carlo Cimbri, gli assicurò che la fusione Unipol-FonSai avrebbe avuto il via libera di Isvap e Consob.

Al pm, Gismondi parla anche di Piergiorgio Peluso, ex direttore generale di FonSai e figlio di Annamaria Cancellieri. «Peluso – spiega Gismondi – casualmente mi ha detto che si è dimesso…perché non intendeva trovarsi nella posizione di direttore generale di Fondiaria nel momento in cui i concambi smettessero di essere delle mere opinioni». Non solo. «Peluso mi ha spiegato che il suo timore di essere coinvolto in un illecito nasce dalla irregolarità che lui ravvisa nel procedimento di definizione dei concambi», aggiunge Gismondi. Il figlio del ministro della Giustizia riferisce anche a Gismondi che «Goldman Sachs, consulente finanziario officiato da Fondiaria, pare stia disattendendo le valutazioni che io stesso e altri consulenti di Fondiaria avevamo fatto di Unipol». L’obiettivo? Secondo quanto Peluso riferisce a Gismondi, era di «riconoscere ad Unipol un concambio più favorevole rispetto agli accertamenti secondo i quali essa avrebbe patrimonio netto negativo». Unipol in una nota definisce «destituite di fondamento» le dichiarazioni di Gismondi.

Di Mediobanca, invece, parla l’ex amministratore delegato di Generali, Giovanni Perissinotto, sentito come teste il 20 dicembre dell’anno scorso. «Ho trovato e trovo tuttora inappropriato – dice Perissinotto – che il socio di Generali, Mediobanca, si adoperi per questa fusione…Credo che con questa acquisizione i problemi tanto di Unipol quanto di Fondiaria non siano stati risolti ma portati in avanti», aggiunge Perissinotto lamentandosi con il pm perché l’Isvap avrebbe subissato Generali di ispezioni, al contrario di quanto accaduto con FonSai. Le relazioni particolari con gli organismi di controllo vengono raccontate anche da Jonella Ligresti (che ieri ha lasciato San Vittore per gli arresti domiciliari), ascoltata come testimone il 17 dicembre 2012. «A un certo punto – rivela al pm – mio padre decise che fossero dati degli incarichi a Marco Cardia, avvocato e figlio dell’ex presidente della Consob. Marco Cardia l’ho conosciuto e non mi è parso un luminare del diritto».

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