Ue condanna la Sace a restituire aiuti di Stato

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Il conto finale per Sace, se la Commissione europea non tornerà su suoi passi, potrebbe arrivare a circa 70 milioni. A tanto ammonterebbero gli aiuti di Stato concessi dall’assicuratore del credito (all’epoca controllato dal Mef e oggi sotto Cdp) alla partecipata Sace Bt. Si tratta di una partita che va avanti da circa due anni e che proprio in questi giorni ha avuto una svolta con la pronuncia di Bruxelles che ha disposto il recupero parziale delle sovvenzioni che risalgono al 2009, con l’esplosione degli effetti della crisi. Sace Bt è stata creata nel 2007 da Sace, per entrare in un mercato esclusivamente dominato in Italia da gruppi stranieri (Euler Hermes, Coface e Atradius), quello dell’assicurazione del credito a breve termine. Ma la crisi del 2008, che ha provocato l’esplodere dei sinistri, ha costretto Sace a concedere alla controllata una copertura riassicurativa che la società solo in minima parte era riuscita a reperire sul mercato. Non solo. A maggio 2009 Sace ha approvato un trasferimento di 29 milioni, utile a coprire le perdite della partecipata, che ammontavano a 29,49 milioni. Seguito a breve distanza da un’altra iniezione di liquidità nel conto capitale di Sace Bt di 41 milioni. Operazioni finite sotto il mirino della Commissione europea che ha constatato che il conferimento di capitale iniziale di 105,6 milioni di euro da Sace a Sace Bt era conforme alle norme dell’Unione, ma allo stesso tempo ha dichiarato che per le ulteriori iniezioni di capitale del 2009 «destinate a coprire le perdite subite», oltre che « della copertura riassicurative di cui Sace Bt ha beneficiato», il cui importo complessivo ammonta a 70,2 milioni, «la società madre, di proprietà dello Stato, non ha tenuto conto del profilo di rischio degli investimenti e non si è pertanto comportata come un investitore operante in un’economia di mercato» conferendo a Sace Bt un indebito vantaggio. Accuse respinte al mittente da Sace che ieri ha dichiarato di «aver sempre agito nella piena autonomia decisionale e operativa, nel piano rispetto delle regole di mercato e della concorrenza e senza avvalersi di alcun trasferimento del Mef». Ora si attende la pubblicazione del dispositivo della sentenza e subito dopo sembra abbastanza scontato il ricorso di Sace contro questa prima decisione. Anche perché se la società fosse costretta a prendere indietro i capitali versati a Sace Bt la continuità operativa di quest’ultima (che ha chiuso il 2012 in perdita per 21,3 mln a causa della ripresa dei sinistri) verrebbe messa in seria discussione.

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