UniCredit cede ai fondi Mariner il rischio su 910 milioni di crediti

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Un’operazione di cartolarizzazione sintetica innovativa quella che ha annunciato UniCredit insieme al fondo newyorkese Mariner Investment Group, società di asset management che ha messo a disposizione 450 milioni di dollari per investimenti innovativi nei crediti alle infrastrutture. I due fondi – Mariner international infrastructure e il Mariner Breakwater – sono stati costituiti raccogliendo risorse da investitori istituzionali (in prevalenza fondi pensione americani) – persuasi che sia tornato il momento di investire sul rischio europeo.
L’accordo firmato con l’istituto italiano, il primo di questa natura, prevede la sottoscrizione di parte della cartolarizzazione da 910 milioni di euro relativa a un portafoglio di prestiti italiani accesi per investimenti in project finance in infrastrutture, energia e trasporti del settore pubblico. Questi prestiti costituiscono il sottostante dell’emissione da parte dello spv (special purpose vehicle) cui è stato trasferito il portafoglio di UniCredit di junior credit linked notes di cui il fondo americano ha sottoscritto una quota. Secondo fonti di mercato l’investimento di Mariner si aggira in circa 45 milioni di euro, mentre la banca avrebbe liberato risk weighted assets per circa 300 milioni.
Infatti per UniCredit l’obiettivo dell’operazione è di «ottimizzare ulteriormente l’allocazione del capitale, in linea con la strategia perseguita di migliorare la profittabilità ponderata per il rischio – si legge in una nota -. Il capitale che verrà reso disponibile a seguito dell’operazione sarà reimpiegato nello sviluppo di nuovi business» e soprattutto servirà per fare circolare quella liquidità nell’economia reale da tempo auspicata. Lo scorso dicembre l’istituto italiano aveva raggiunto un accordo con Cerberus European Investments per la cessione di un portafoglio di crediti non performing del valore di circa 950 milioni di euro.
I fondi americani, a cominciare dagli hedge fund, sono tornati a guardare l’Europa con interesse per le potenzialità di rendimenti, dal momento che le banche europee saranno costrette a cedere asset per rispettare i parametri di Basilea III.
Mariner Investment Group, un hedge fund fondato da William Michaelcheck ex Bear Stearns con asset gestiti per 10 miliardi di dollari, raccoglie fondi da investitori istituzionali a lungo termine per impiegarlo in progetti infrastrutturali. La struttura dell’investimento è una novità anche per il fondo americano e, secondo alcuni osservatori, rappresenta il primo esempio di come sbloccare risorse e fare affluire fondi dal vasto mondo dello shadow banking all’economia reale.
L’operazione di UniCredit era stata preceduta da altri deal simili come quello di Credit Suisse: la banca elvetica ha sottoscritto un’operazione simile con un gruppo di società di piccole e medie dimensioni svizzere per 5,45 miliardi di dollari. In Gran Bretagna la banca Co-operative Plc ha cartolarizzato mutui residenziali sottoscrivendo titoli a protezione dell’eventuale default dei mutuatari.
Per le banche europee alla ricerca di capitale per rispettare i paramenti di Basilea III, resi di recente meno stringenti nel calcolo degli attivi, le opzioni a disposizione vanno dall’aumento di capitale oppure la cessione di asset. Con le disposizioni rese meno restrittive soluzioni simili a quelle messe in campo da UniCredit sono più facili da perfezionare ed è probabile che altre ne seguiranno.

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