Bpm tenta di evitare il pugno di Bankitalia

La promessa è contenuta nelle due missive, preparate dal consiglio di gestione e da quello di sorveglianza, in cui Bpm ha risposto ai rilievi avanzati dalla Vigilanza dopo l’ultima ispezione.
L’idea è convocare l’assemblea dei soci tra ottobre e novembre, quando l’ad Piero Montani dovrà presentare anche il nuovo piano industriale, con un intervento sui costi che appare quasi ineludibile. Piazza Meda si prende poi sei mesi di tempo in più per preparare l’aumento di capitale da 500 milioni necessario per rimborsare i costosi Tremonti-bond: il consorzio di garanzia, guidato da Mediobanca, è stato prorogato al 30 aprile, lo stesso termine già previsto dalla delega alla ricapitalizzazione approvata dall’assemblea di giugno.
Bonomi ha già abbozzato la modifica dello statuto anche ai leader sindacali nazionali, ottenendone un sostanziale via libera politico, ma il nodo sono i numeri. A essere ridisegnato sarà il Cds: i soci di capitale dovrebbero avere almeno la metà dei posti, scalzando così, anche attraverso il ricorso a opportune maggioranze qualificate, l’ultimo avamposto in cui restano egemoni i rappresentanti dei dipendenti-soci. La sorveglianza dovrebbe riottenere la «programmazione strategica», ma vedrebbe ridursi le seggiole a 15; in parallelo il consiglio di gestione si allargherebbe per fare posto a 7 manager.
In particolare il cdg, seguito dallo studio Chiomenti, ha assicurato a Bankitalia che rispetterà «il modello popolare», giugendo però al «ribilanciamento del governo della banca» e a una «più equilibrarta rappresentanza degli interessi di tutti gli stakeholders». L’obiettivo è aumentare la «stablità» e la «traspraneza» della governance e rimuovere gli ostacoli al rafforzamento patrimoniale. La sorveglianza, seguita dallo studio Benessia, si è invece impegnata a collaborare al percorso tracciato. A questo punto resta da capire se il governatore Ignazio Visco sarà soddisfatto. In caso contrario potrebbe essere rispolverato, pur apportando qualche correzione, il piano originario di Bonomi che prevedeva la trasformazione di Bipiemme in una «spa ibrida», con la parallela nascita di una Fondazione cui affidare i compiti della coopertiva. Sempre ieri Bpm ha deciso di non pagare le cedola trimestrale sulle Company preferred securities in mano agli investitori istituzionali.

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